Loano – 24/26.7.2024
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Il Premio per la Musica Tradizionale Città di Loano compie vent’anni e, per la ricorrenza, vengono organizzate tre serate piene di suoni e di parole, con un cartellone ricco e ben distribuito, sotto il titolo di “Venti di folk”. Si comincia il 24 con un incontro fra Jacopo Tomatis, Ciro De Rosa e John Vignola, primo direttore artistico della manifestazione. Nel dialogo a tre viene ripercorsa la storia del premio, sono ricordati i personaggi più importanti convenuti a Loano con progetti innovativi perché “io ho sempre avuto un’idea dinamica” della tradizione, come conferma Vignola. Dopo uno scambio di pregnanti spunti e di riflessioni sul presente e sul futuro della musica tradizionale, si passa alla presentazione di un libro fotografico in edizione extra-lusso, “RiGenerazioni”, con immagini tratte dalle serate del premio, dal 2004 al 2024, ad opera di fotografi quali Martin Cervelli e Silvio Massolo, fedelissimi del festival e presenti all’incontro. Subito dopo, negli splendidi spazi della biblioteca civica, vengono proiettati due video, uno dedicato a Giovanna Marini, icona della musica popolare e non solo, scomparsa recentemente, l’altro al lavoro di ricerca e scoperta di Alan Lomax, in particolare nei paesi del Monferrato, negli anni cinquanta. Su questo straordinario personaggio si ritornerà più avanti nel racconto della manifestazione.
Alla sera, all’Orto Maccagli, storica location sul lungomare che ha ospitato nel ventennio personaggi come Peppe Barra, Alfio Antico o Lucilla Galeazzi, dà fuoco alle polveri Mario Incudine con un florilegio delle sue interpretazioni più significative, per la maggior parte in dialetto siciliano. Incudine è un autentico animale da palcoscenico, capace di trascinare gli spettatori con la sua abilità di musicista, di attore e di affabulatore. Insomma ce n’è abbastanza per portare dalla sua parte un pubblico numeroso, pronto a festeggiare questo primo asso nella manica tirato fuori dall’organizzazione. Contemporaneamente in piazza Rocca “Ponente folk legacy”, formazione della provincia di Imperia, fa danzare polke, boureè, giga e valzer ad una cinquantina di persone impegnate a ripetere i passi dei balli di gruppo con entusiastica partecipazione.
Il giorno 25, nel ridotto del giardino del Principe, Jacopo Tomatis e Nuccio Pasqua ( di Radio Rai) incontrano Peppe Voltarelli vincitore del Premio Loano con l’album “La grande corsa verso Lupionopolis”. Il cantautore calabrese spiega la genesi del disco e ricorda che l’incisione è avvenuta in America, a New York, in compagnia di signori musicisti, qualcuno con esperienze nel giro di Tom Waits o di altri grossi personaggi della musica a stelle e strisce. Questi strumentisti si sono adattati perfettamente al tipo di suono e di espressione voluti da Voltarelli, grazie anche agli arrangiamenti ben calibrati, realizzati da Simone Giuliani.
Si passa, in seguito, a dialogare con Hiram Salsano, il cui album “Bucolica” ha primeggiato fra le registrazioni ad opera degli under 35. La cantante campana racconta il suo lavoro di scoperta e di reinvenzione di un repertorio appartenente al territorio del Cilento e di zone confinanti, e il suo approccio di tipo artigianale, metodico e appassionato alla materia.
Alla sera, in Piazza Italia è proprio la Salsano ad aprire la serata. È con lei Catello Gargiulo, a flauto, fisarmonica e scacciapensieri. La Salsano adopera con sagacia la loop station per raddoppiare la sua voce o quella del tamburo a cornice, costruendo riff su cui incasellare versi tradizionali su un tessuto ritmico mosso e con venature di modernariato folk. Il set va avanti per più di un’ora mostrando, alla lunga, la corda di una proposta un po’ troppo monocromatica. Il pubblico, ad ogni buon conto, dimostra di apprezzare questo tipo di folk con un’anima antica e schizzi di contemporaneità.
Conclude la serata Peppe Voltarelli, accompagnato da Alessandro Marzano alla batteria, Roberta Carrieri alla voce, Giuseppe Oliveto a fisarmonica e trombone. Il concerto è centrato sull’album vincitore del premio Loano. Si ascoltano brani dotati di felice linea melodica, intrisi di malinconia, come “Mareniro” o “Marinari perduti” e altri spensierati quali “Una spremuta di limone”, tanto dialetto calabrese, ma anche lingua italiana. Voltarelli cambia volutamente registro nel corso dell’esibizione, mostrando ragguardevoli doti di autore e di cantante. Il suo ultimo cd, in fin dei conti, è una vera scommessa su cui l’artista calabrese punta moltissimo e lo si avverte pure nella maniera convinta e convincente di porgere le sue recenti canzoni. L’unica deviazione da un percorso direzionato verso “Lupionopolis” è rappresentato dall’interpretazione de “Gli anarchici” di Leo Ferrè, resa con il giusto trasporto.
Il 26 luglio si celebra la mitica figura di Alan Lomax, ricercatore americano che ha compiuto un vero giro d’Italia, nel 1954, per documentare con un registratore a bobine, allora all’avanguardia, i canti tradizionali del nostro Paese, dalla Sicilia alla Valle d’Aosta. Grazie alla sua opera le canzoni regionali hanno avuto un maggior riconoscimento, culturale e sociale, in Italia.
Nel pomeriggio ad Anna Lomax Wood, figlia di Alan, viene assegnato il premio De Mari come “promotore della diffusione dei suoni della tradizione”, a cui segue un incontro con l’etnomusicologo Sergio Bonanzinga.
Alla sera, in Piazza Italia, si svolge il tanto atteso evento “Venticinquemila miglia. Il viaggio di Alan Lomax 70 anni dopo”. Seguendo le orme di Lomax, con qualche deviazione e qualche licenza poetica, viene riproposta una parte dei brani recuperati dal musicologo nel suo girovagare per piazze, aie e vigneti della penisola, accuratamente incisi in una quantità sterminata di bobine.
Si parte dalla Liguria con la compagnia Sacco e il canto polivocale dei trallallero. Si continua con i Trouvers Valdoteìèn, con alcuni brani tipici della loro zona, in patois o in francese. Si prosegue con Maurizio Geri e Riccardo Tesi con i canti dell’Appennino tosco-emiliano. Il meglio della serata, però, avviene quando si uniscono le forze e si formano delle vere all stars per eseguire il repertorio popolare. Così si schierano gruppi con Tesi-D’Alessandro-Moffa-Piccioni e Aiello, ad esempio, o per il Sud scendono in campo Incudine-Citarella, ancora Moffa-Ajello e ancora Piccioni. C’è un mutuo riconoscimento di valore e di appartenenza, ad un genere, ad una corrente, in questo modo, e ci si diverte in maniera creativa a suonare in sintonia. «È un raduno di numeri uno, qui a Loano», sintetizza Incudine, impegnato più che altro al mandolino. Non si può dargli torto poiché dal palco scende in platea una musica vibrante e caldissima, eseguita da artisti di prim’ordine, decisi a dar lustro ai loro brani. Chiude la serata “Pizzicargia” (dal disco “A sud di Bella ciao” di Riccardo Tesi) con tutti in scena e le tre cantanti Andrioli, Ledda e Ajello a darsele di santa ragione, metaforicamente s’ntende, ben sostenute da tutto l’ensemble e supportate dalla voce possente di Nando Citarella. Finisce così, con una performance veramente memorabile, la ventesima edizione del premio Loano. Al direttore artistico Jacopo Tomatis spetterà il compito di organizzare una ventunesima edizione all’altezza di quella di quest’anno. Non sarà certo facile…
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