Francesco Venerucci – Indian Summer

Francesco Venerucci: pianoforte, composizione
Javier Girotto: sax soprano, baritono, flauti
Jacopo Ferrazza: contrabbasso
Ettore Fioravanti: batteria

 

Alfa Music – 2024

Francesco Venerucci, pianista eclettico e compositore di larghe vedute, possiede un senso innato della melodia e una profonda immaginazione compositiva. Forse anche per la sua maestria nel costruire colonne sonore. Egli riesce a creare attraverso le sue composizioni, immagini, panorami o delle vere e proprie storie. È il caso del brano d’apertura intitolato I Funamboli. È un pezzo da ascoltare con gli occhi chiusi affidandosi alle note e al soprano esotico di Girotto. Come in un ologramma ci si vede raffigurare nella propria testa l’omino che esercita la sua arte su un cavo sospeso nell’etere; oppure accade che di colpo si viene trasportati a sud avvolti dalle note spiraliformi di El Chiquirino. Il segreto di Indian Summer è la totale fusione di personalità tra il leader e Girotto. La musica sembra cucita addosso al sassofonista. La sua espressività è simile a quella di una voce, profonda, rauca, sensuale, dolce e raffinata. La si ascolta accompagnata dal pianoforte, modulata e raspante al baritono come accade in Just A Ballad o addolcita al soprano dagli infusi di bossa nova in Piccadilly Circus. La sezione ritmica, perfetta e di alto profilo, tratteggia, accarezza, modula i timbri seguendo l’ondeggiare melodico del leader. Come si diceva prima, Venerucci è un maestro nel ricreare immagini, il suo pianismo mai sopra le righe, docile, avvolgente, semplice nell’espressività e diretto, riesce a catturare l’ascoltatore guidandolo nel suo mondo che favoleggia la quotidianità, raffigura l’immaginifico scorrere del tempo (Le Stagioni e Indian Summer), nutre i sogni (Dream) e induce al gioco (Girotondo). L’estatica bellezza della musica di Venerucci trova il uso apice in Lament Song, un’eterea raffigurazione del viaggio sospesa tra le nebbie del sogno e le geografie del viaggio.

 

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