Natalia Rogantini: voce
Stefano Battaglia: pianoforte, percussioni
Giacomo Zanus: chitarre, elettronica
Autoproduzione – 2024
Stefano Battaglia ha concentrato, negli ultimi anni, la sua attività principalmente all’interno di Siena Jazz, dove ricopre l’incarico di docente e di dirigente di un laboratorio permanente rivolto alla ricerca musicale. Proprio nell’ambito di questi seminari è stato ideato e portato avanti un progetto sui canti tradizionali in lingua gaelica, una parlata di origine celtica, ancora in uso in Irlanda e in Scozia, ma che ha lasciato tracce non secondarie negli idiomi della Valtellina, della Valchiavenna e della Valcamonica, dove i celti si sono insediati in epoca pre-romana. Accanto al pianista e compositore milanese, trapiantato in Toscana, figurano, in questa incisione, la giovane cantante Natalia Rogantini, originaria della Valchiavenna, appunto, interessata per formazione ad una vocalità scevra da incasellamenti in un genere definito, ed il chitarrista trevigiano Giacomo Zanus, anche lui lontano dal mainstream e dalle soluzioni facili o di comodo in campo artistico. Sono stati scelti, allo scopo, canti di lavoro, di festa, ballate, delle terre d’Irlanda e Scozia, ancora eseguiti nel nord-Europa. I brani vengono smontati e rimontati, con uno scavo che carpisce la bellezza delle melodie, il fascino della semplicità, aggiungendo, però, tutta una serie di complicazioni, con l’inserimento di elementi provenienti da altre aree, jazzistiche e non, coniugando, in tal modo, la tradizione con la modernità. Mantengono un loro carattere tipico le ninne nanne, le danze, i temi d’amore, cioè. ma, poi, intervengono le inventive esplorazioni, gli scostamenti, del trio di improvvisatori, a spostare altrove l’asse della proposta.
Stefano Battaglia lavora su più livelli. Espone un accompagnamento liquido e avvolgente, a tratti iterativo, salvo, poi, variare di registro e spaziare su più fronti, fra il formale e l’informale, il liederistico e qualche accenno al pop-rock, il minimalismo ed echi di un jazz di derivazione scandinava, sospeso e incantato.
La voce di Natalia Rogantini, spesso sussurrata, plana sulle parole prestando grande attenzione al significato delle stesse e, quindi, modulandole in modo acconcio. In altri momenti, la cantante si dedica ad intermezzi privi di testo e si esprime con sospiri, gemiti, versi onomatopeici, proiettando, così, il canto in una dimensione lontana e pur prossima all’essenza medesima del folklore gaelico.
Giacomo Zanus non si occupa strettamente del lato armonico dei brani. Non raddoppia, in tal modo, le iniziative del pianoforte. La chitarra elettrica emette suoni lunghi e distorti, o intercala l’incedere di Battaglia con accenti lirici, uscendo in assoli, anche con lo strumento acustico, timbricamente e tematicamente preziosi.
“Awen”, in conclusione, è un disco che dimostra come si possa realizzare un’opera del tutto attuale utilizzando al meglio repertori antichi, che abbiano forti legami con le radici del territorio. Rispettare la tradizione non vuol dire, semplicemente, ripetere le musiche del passato. Si può, come in questo caso, rendere un vero omaggio pure rielaborando creativamente le canzoni, fin quasi a stravolgerle. Forse è proprio questa la maniera giusta, o una maniera del tutto legittima, per offrire un tributo alla tradizione…
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