Genova, Teatro Carlo Felice – 7.4.2025
Simona Severini: voce
Giulio Corini: contrabbasso
Daniele Richiedei: violino
Peo Alfonsi: chitarra
Foto: dalla pagina facebook di Simona Severini
Per la stagione della GOG (Giovine Orchestra Genovese), approda al teatro Carlo Felice il “Fedra ensemble” di Simona Severini. Il gruppo ha registrato un disco nel 2024, dal titolo semplicemente di “Fedra”, con il trio di base, oltre alla cantante, Daniele Richiedei al violino e Giulio Corini al contrabbasso, a cui si sono aggregati in alcuni pezzi, Peo Alfonsi alla chitarra e Fulvio Sigurtà alla tromba. A Genova la formazione si presenta in quartetto, con Alfonsi, ma senza Sigurtà. Il programma della serata ricalca in larga misura i contenuti del CD appena citato. Manca Sfiorisci bel fiore di Jannacci e sono inserite, invece, Both sides Now di Joni Mitchell, 50 ways ti keave your kiver di Paul Simon, Futura di Lucio Dalla e un altro omaggio a Monteverdi Oblivion Soave. Sì perché l’ensemble vuole creare un ponte fra il barocco ed il pop, fra i madrigali e la canzone d’autore, omologandoli con un tipo di presentazione, di lettura equipollente.
La Severini si muove agevolmente fra i generi di epoche diverse, fra l’antico e il moderno, cioè, mostrando una voce bene impostata, portata ad accarezzare le parole, a sussurrarle, più che a gridarle. Quando sale di tono, infatti, non accentua di proposito l’intensità. Tutto è sempre contenuto entro un certo limite. I tre partners agiscono con disinvoltura su queste arie lontane o vicine nel tempo, lavorando coesi sui temi e sulle variazioni, lanciandosi, in determinati punti, in assoli jazzistici della più bella acqua. Si procede così, da cima a fondo, con un’omogeneità di tratto riconoscibile, con alcuni momenti di maggiore impatto popolare, come nell’esecuzione pregevole di Futura e altri che arrivano un po’ meno direttamente alla platea, però, con una loro dignità, per come vengono offerti al pubblico. Il concerto si conclude fra gli applausi della platea, che chiede, per finire, un bis. Ad ogni buon conto sarebbe stato utile, forse, che la Severini illustrasse, a grandi linee, il suo progetto agli spettatori, spiegando pure le scelte di un determinato repertorio, “Da Monteverdi a Lucio Dalla”. Non aver detto alcunchè, se non per presentare i musicisti o per ringraziare, ha tolto qualcosa all’esibizione, che sarebbe stata meglio compresa, se si fosse spesa qualche parola per delucidare l’uditorio sul significato delle scelte del “Fedra ensemble”, rispetto agli autori e al modo di rivisitarli. Bollani, in questo senso, docet…
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