Marc Copland Quartet – Dreaming

Marc Copland: pianoforte
Robin Verheyen: sax tenore, sax soprano
Drew Gress: contrabbasso
Mark Ferber: batteria

Innervoice Jazz – 2024

Come il disco precedente intitolato Someday, anche Dreaming si apre con una cover di notevole rilievo come Eronel di Thelonious Monk. Copland, da grande esperto di marosi, gestisce da par suo le acque procellose monkiane. Lo fa con quel suo pianismo discreto, non urlato, che tende a smussare gli spigoli per cercare di comunicare la bellezza intrinseca della composizione. Ascoltandolo, da la sensazione che saltelli sulla tastiera, che non riesca a trattenere la gioia di suonare quelle note. Il suo alter ego, Robin Verheyen, che gli ricorda di essere stato in passato un sassofonista e che adesso lo vede come una sua proiezione, con il soprano cerca di divincolarsi con fermezza contrappuntistica tra le trappole melodiche di Monk. Il resto è improvvisazione allo stato puro e, come riesce sempre a Copland, rivitalizzazione personalistica di un capolavoro compositivo. Il quartetto è affiatato e possiede un suono compatto, dinamico e aperto. Al contrabbasso Copland si avvale del fido Drew Gress mentre alla batteria c’è il puntuale e fantasioso Mark Ferber. Dreaming è composto di otto brani. Copland apre e chiude il disco con due cover, la già citata Eronel e una originale e creativa versione di Yesterdays di Kern. Nel mezzo ci sono composizioni originali sue, di Gress e di Verheyen. La seconda tappa del disco gira con un suo pezzo ostinato, dinamico e percussivo intitolato All that’s left. È il brano più intrigante del progetto e arriva prima dell’entrata in campo della title track, che è un pezzo misterioso, inquietante e d’atmosfera. LST è la seconda composizione di Copland. Si apre con un sommesso accenno di pianoforte che strada facendo cede il passo al sax boppato di Verheyen e alla verve inquieta della sezione ritmica. Destination unknown è scritta da Verheyen. Il sassofonista si muove in territorio post bop affidandosi all’improvvisazione e dando libertà di invenzione anche agli altri musicisti. Invece possiede un mood inquietante e misterioso la sua seconda composizione intitolata Passing Through. Copland contribuisce con pochi tocchi distanti alla finitura di una quinta di suoni enigmatici e arcani. Figment appartiene invece alla penna di Drew Gress. È un pezzo lento, riflessivo, dai risvolti drammatici e contrastanti. Yesterdays chiude il disco e ci regala un concentrato del pianismo di Copland: personalistico, elaborato, melodico e dal carattere estremamente originale e enigmatico.


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