Maurizio Camardi & Francesco Ganassin – Il respiro di Giotto

Maurizio Camardi: sax tenore, sax soprano, duduk, flauto armonico, live electronics
Francesco Ganassin: clarinetto soprano, clarinetto basso, ocarina, ciaramella, live electronics
ospite speciale:
Massimo Carlotto: narratore in Il respiro di Giotto

Caligola – 2025

La Cappella degli Scrovegni è una chiesa di Padova nota universalmente poiché è stata affrescata da Giotto nel XIV secolo. All’interno di questo gioiello dell’arte medievale è stato prodotto questo cd dal vivo, da una coppia di strumentisti aperti al jazz, alla world music e ad altri generi di confine, il clarinettista, e molto altro, Francesco Ganassin, ed il sassofonista, non solo, Maurizio Camardi. I brani del disco sono, per la maggior parte, originals a firma dei due musicisti veneti, uno, in realtà, composto in collaborazione con Mauro Palmas. A questi vanno aggiunti un pezzo di Jim Pepper, uno di Hamiet Bluiett e un traditional albanese.

La proposta si regge su un impianto melodico solido, dalle tinte delicate, sostenuto da una sobria armonizzazione, giocata sui contrappunti, sull’alternanza degli interventi, ad incastro, fra sassofono e clarinetto. Il duo interagisce manifestando una maniera analoga di pronunciare le note ed una propensione evidente per una timbrica polita e “respirata”. Lo scrittore Massimo Carlotto ha composto, sulla realizzazione degli affreschi, un racconto che viene letto da lui medesimo e costituisce l’ultima traccia dell’album. In questa narrazione, Carlotto immagina che il pittore toscano, ad un certo punto, si fermi davanti alla sua opera, ancora da completare, per cercare di cogliere l’ineffabile, “respiro dei colori”. In certo qual modo, Camardi e Ganassin vogliono far sentire il “respiro del suono” che rimbalza sulle pareti di una cappella che, a distanza di secoli, riesce ancora a sorprendere e a commuovere le persone sensibili alla bellezza artistica, creando una sorta di cortocircuito virtuoso fra musica e pittura.

Nel disco si ascoltano brani declinati verso l’etno-jazz, cadenze orientaleggianti, temi sentimentali con un lirismo atmosferico, motivi che ricordano il mood tipico di Gianluigi Trovesi e qualche divagazione verso i duetti classici di stile romantico. L’uso dell’elettronica, poi, non disturba, anzi conferisce un alone di fondo caratterizzante, assai suggestivo.

“Il respiro di Giotto”, in conclusione, è un’opera curata a puntino, nei dettagli, rara nel suo genere, ispirata dallo splendore del sito in cui è stata incisa, che si nutre, cioè, di magia e restituisce, in cambio, in garbo ed in creatività, compositiva ed esecutiva.


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