Anaïs Drago: violini, elettronica, composizioni
Federico Calcagno: clarinetto, clarinetto basso
Max Trabucco: batteria, percussioni
Habitable Records – 2025
Anaïs Drago e Federico Calcagno sono due musicisti di capacità ampiamente riconosciute, come attesta la vittoria di entrambi nel referendum di Musica Jazz riservato ai nuovi talenti. È la prima volta, però, che i due pubblicano un cd insieme. La leader dell’incisione, in questo caso, è la violinista, autrice di tutte le tracce dell’album. A completare il trio provvede, poi, Max Trabucco, batterista eclettico con numerose esperienze alle spalle fra il jazz e la world music. Il disco è stato registrato dal vivo all'”Area sismica” di Forlì, rinomato palcoscenico per la musica attuale, direzionata verso la ricerca a tutto campo, senza preclusioni di sorta.
I brani della Drago hanno una forte componente ritmica, sostenuta da un batterista che mena colpi secchi e (ir)regolari su cassa, tamburi e piatti, mentre il clarinettista e la violinista si alternano nel compito di incrementare il lavoro delle percussioni, o di allestire un reticolato armonico parecchio lasco, ma ingabbiante, su cui si librano assoli di un virtuosismo estemporaneo e contemporaneo, dei due ingegnosi solisti. Nel cd, inoltre, si distinguono arie di impronta folk, mediterraneo o balcanico, come origine remota, adeguatamente “trattate”.
L’incedere inquieto, nervoso dello strumento a fiato e di quello ad arco, costruiscono, a ben vedere, inoltre, un ponte ideale fra questa e le proposte dure e ispide della scena newyorkese, con le creazioni fluttuanti, cioè, del maestro e gran cerimoniere John Zorn e della sua cerchia di devoti adepti.
Federico Calcagno, poi, dispiega un fraseggio contenente un numero sovrabbondante di note, ortodosse o meno, enunciando, ogni tanto, qualche grappolo di suoni plurimi, per spezzare o spiazzare il discorso.
Anaïs Drago gli risponde tormentando il violino con l’archetto per realizzare un controcanto ansiogeno, di tallonamento del partner, o viene fuori con assoli vorticosamente espressivi, arricchiti da qualche effetto speciale ottenuto tramite lo strumento elettrico.
“Relevè”, in sintesi, è un’opera dai molti meriti, a firma di una violinista che, ultimamente ha flirtato parecchio con la canzone d’autore, in spettacoli teatrali in compagnia di Neri Marcorè o di Giua, per fare due nomi fra gli altri. Quando, però, suona jazz, o generi confinanti, la Drago dimostra di sapere benissimo quali strade intraprendere, scegliendo al meglio i compagni di viaggio per incidere album originali e significativi come questo.
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