Michele Polga – Doors

Michele Polga: sassofoni
Alessandro Lanzoni: pianoforte
Gabriele Evangelista: contrabbasso
Bernardo Guerra: batteria

Red Records – 2025

Dieci anni sono tanti ma con Doors Michele Polga li ha cancellati in un solo colpo. È questo l’intervallo periodale trascorso dall’ultimo disco come leader del sassofonista veneto. La Red Records bene ha fatto a produrlo perchè il lavoro è in perfetto equilibrio tra tradizione e modernità. estetica e resa melodica, personalismi e senso dell’insieme, inteso come gruppo. Probabilmente è il disco più bello e intenso del sassofonista, dove si ascolta appieno la sua voce e le sue capacità di improvvisare senza trascurare la melodia. Tutto procede, si direbbe, secondo copione, ma qui piuttosto si dovrebbe parlare di canovaccio, dalle maglie larghe, in cui si insinua non solo il sax ma anche la creatività pianistica di Alessandro Lanzoni. Il pianista copre un duplice ruolo, quello di sparring partner e allo stesso tempo di protagonista, spalla a spalla con Polga. Il risultato è evidente, un suono ampio, caldo, diretto, dinamico e ritmico grazie anche a Gabriele Evangelista e Bernardo Guerra. Insomma, una sezione ritmica perfetta per un come back di alto livello. I tre garantiscono la struttura architettonica su cui il sassofonista erige le sue costruzioni sonore. Polga è anche l’autore di otto delle nove composizioni presenti nel disco. Along Came Betty è lo standard, qui ridisegnato dal sassofonista e da Lanzoni in maniera personale e originale nel loro essere ligi ma non fedeli al verbo golsoniano. Come è regola dell’hard bop il disco si apre con un attacco subitaneo di sax di Polga. È un assalto al pentagramma fatto con una timbrica muscolare e un’ambientazione sulfurea. La title track, Doors, è un pezzo dalle movenze latine, colorato e poco dinamico. Polga dilata il tema offrendo un assolo equilibrato e in penombra, nel mezzo tra luce e oscurità. Con Sunday Morning cambia il ritmo. Un pezzo medio andante ben dosato dalla sezione ritmica e tratteggiato con cura e senso collettivo da Polga. Qui si sente come il quartetto sa dialogare senza personalismi con una idea ben definita del ritmo e dell’interpretazione testuale. La ballad Late Winter ci dice che Polga non demorde anche nei brani lenti riuscendo a mantenere tempo e tensione, sorretto da una sezione ritmica perfetta e dai contrappunti pianistici di Lanzoni. Unsaid è un balzo temporale, un ritorno agli ardori hard bop che il sassofonista affronta con taglio moderno e tenzone antica. Notevole è l’assolo di Lanzoni, da veterano del be bop in proiezione futurista. Una nuova ballad, Baxòcheche, ritorna a rasserenare l’ambiente. Ha un mood retrò, pregno di nostalgia e ricordi. La vive così Polga, adagiato sulle note del pianoforte. Re-Trane e i richiami del maestro, forse? Certo è che il sassofonista si dirige dalle parti di Coltrane, distende il suono, padroneggia la timbrica, rende essenziale il fraseggio e racconta finemente la sua storia sotto i colpi di una ritmica afrocentrica. Con il movimentato lirismo di After a While si chiude Doors, un ottimo disco di jazz contemporaneo piantato nel florido terreno della tradizione.


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