Rhapsodjia Trio – Di-visioni musicali

Adalberto Ferrari: clarinetti, flauti, coro
Luigi Maione: chitarre, voce
Nadio Marenco: fisarmonica, fischio, coro

Edizioni Ishtar – 2025

La copertina del nuovo disco dei Rhapsodija Trio è emblematica e allo stesso tempo esplicativa della musica che si va ad ascoltare. È tratta da un’opera dell’artista Narciso Bresciani che si inserisce in una serie di lavori intitolati Orizzonti. Suoni e visioni che travalicano generi e confini, delineando un profilo ben definito di un trio che si pone come protagonista assoluto, da anni, nel campo della world music. Klezmer, folk, suoni dell’est, etno-jazz e rock sono la componente essenziale della loro musica, miscelata a una buona dose di improvvisazione e inventiva personale. Di Visioni Musicali è tutto questo e altro, perché nella rappresentazione del trio vi entra anche la voce, il racconto, le storie, come in La Maschera Rosa/Ballata da Teatro. Il loro è un mondo antico che rivive alla luce di una modernità transnazionale, tra incroci di culture e suoni. Nadio Marenco, Luigi Maione e Adalberto Ferrari, i protagonisti del trio, hanno lavorato sugli arrangiamenti integrando sonorità passate e sperimentazioni moderne. Il risultato è una personale miscela di musiche originali e rielaborazioni di temi della tradizione folklorica dell’est Europa. Con questi presupposti si apre il disco con For Gegè, un brano di Adalberto Ferrari tirato fuori di sana pianta dalla tradizione folk italiana, dove alla liricità e al calore della fisarmonica si intrecciano le sortite estreme dei fiati e il rockeggiare della chitarra. Il vivace e gioioso Viazoy/Papirossn, secondo brano del disco, rientra in quella serie di pezzi dell’est Europa riarrangiati e messi a “nuovo” come Der Gasn Nigun, Mazel Tov, Firn Di Mekhutonim Aheym, Misirlou e Mujo Kuje. Clarinetti, chitarre e fisarmoniche che si incociano come braccia e gambe al ritmo di ballate senza tempo. Czarda è una composizione di Marenco, una sorta di ballad sognante e suggestiva disegnata dalla fisarmonica e contornata dai colori dei fiati e dalle note metalliche di chitarra. Il brano poi confluisce nell'”infantile” e danzante Volevo un Gatto Nero. Luigi Maione esordisce con il modernismo antico di Zapping. È una composizione dinamica fatta di scambi tra fisarmonica, una chitarra tracimante rock, e fiati. Nigun Null di Marenco apre le porte dell’est. È una miscela di klezmer, rock e folk che accoglie l’ascoltatore e lo trascina nel proseguo dei suoni tra le note di Der Gasn Nigun, Mazel Tov e folate di reggae blues. Un’intro di chitarra apre Afasia, altra composizione di Maione. La chitarra dal suono metallico richiama scenari amerindi inseriti in un contesto folk europeo di cui il testamentario è Marenco e la sua fisarmonica. Il titolo poi la dice lunga sull’andamento del brano. Monica è la terza composizione di Marenco. È un cantico la cui voce è data dalle note di fisarmonica. Descrittivo, dolce, a tratti sinfonico, è il brano più introspettivo, sentimentale e melodrammatico del disco. Una sorta di suite orientaleggiante, tra klezmer, folk e gipsy, intitolata Firn Di Mekhutonim Aheym/Misirlou/Mujo Kuje, chiude un disco vivo, intenso, fascinoso che reinventa un passato al presente.


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