Max Trabucco: batteria
Manuel Caliumi: sax alto
Federico Pierantoni: trombone
Federica Michisanti: contrabbasso
Abeat Records – 2025
Max Trabucco stupisce sempre nel senso che il suo essere musicista lo porta a fare le più disparate esperienze e a suonare cose diverse tra loro nonostante la sua tempra sia quella di jazzista. C’è poi l’altra parte della sua anima che è quella dello sperimentatore. Convergence, il suo ultimo disco, rientra in quest’ultima categoria. Lo ha realizzato con tre musicisti che prestano il fianco e cultura all’avanguardia, o per lo meno alla sperimentazione. Sono Federica Michisanti al contrabbasso, Federico Pierantoni al trombone e Manuel Caliumi al sax alto. Non è presente uno strumento armonico. Questa mancanza viene colmata, come spiega l’autore del disco, attraverso un intreccio di ritmi e melodia che generano “una fitta rete armonica”. Indubbiamente il progetto è frutto di tanto lavoro, tempo e esperimenti. Il risultato diremmo è molto soddisfacente. Il disco da un senso di freschezza e vivacità. Richiede diversi ascolti perché ad ogni giro si percepiscono cose nuove, si comprendono più approfonditamente i fraseggi e la consistenza timbrica che pervade l’intero lavoro. Otto brani originali in sequenza scritti da Trabucco e una cover di Ascendant di Elvin Jones a cui viene riservata la chiusura del cd. Sono i pilastri di un disco in cui la musica ondeggia tra tradizione e libertà estrema, passaggi senza rete, come il dialogo timbrico tra sax e trombone in Looking for Somenthing, oppure momenti di pastosa e calda quiete melodica come succede in Quiet. Non manca nella sua musica una certa cantabilità, uno star dietro al tema sussurrandone il motivo tra le labbra. È il caso di The Key, il brano che apre il disco. Il tema è una sorta di funky, circolare, metropolitano che ricorda alcuni ritmi e sonorità legate alle sperimentazioni di Steve Coleman. Trabucco alla batteria satura lo spazio con una sequela di suoni e colori. La title track, Convergence, è solcata da linee di suoni che si incontrano per dar vita a un tessuto armonico ben definito. Sembra che gli strumenti corrano in parallelo e indipendenti ma è solo un’apparente identità sonora che riascoltata svela la sua vera trama collettivistica. Serendipity riassume un po’ l’essenza e la filosofia del progetto: riflessione, poetica, ricerca timbrica, espressività ed emozionalità. Il contrabbasso crea una serie di suoni in dissolvenza e da vita a Evidology, una trattazione polifonica inserita in un contesto mobile e dialogante. Prayer For Peace è una meditata preghiera dal consistente contenuto melodico in cui le tracce di sax e trombone concorrono ad alterare la linearità della narrazione seguendo una sommessa espressività. Humans Can’t racchiude in un minuto scarso improvvisazioni, sperimentazioni e contrasti di suoni e timbri. Ascendant di Elvin Jones chiude il disco. Il tema ritmico resta al centro della scena ma quello che c’è attorno viene riformulato seguendo criteri di lettura meno afrocentrici e più legati a un contesto camerale e di libera improvvisazione.
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