Gabriele Fava: sax tenore, sax soprano, flauti, percussioni
Tommaso Parmigiani: chitarra elettrica, chitarra acustica
Giancarlo Patris: contrabbasso
Marcello Canuti: batteria, percussioni
Barly Records – 2025
Undici composizioni originali, articolate spesso come piccole suite, capaci di inglobare e rendere coerenti tra loro cellule melodiche ben delineate e momenti liberatori quasi urlati, passaggi austeri e ritualità della preghiera. Gabriele Fava spiega nelle note di copertina il senso del lavoro compiuto in “At the first light of day”: da una parte, i brani nascono da uno studio rivolto alle diverse anime del folklore del mondo, uno studio profondo che permette al sassofonista di evocarne le sonorità e i linguaggi in una sintesi creativa e di immaginare così un nuovo vocabolario personale, più o meno vincolato ai modelli di partenza; dall’altro lato, troviamo l’approccio estremamente intimo, la dimensione introspettiva, una ricerca interiore presente in tutto lo sviluppo del disco.
Un progetto ambizioso, svolto con equilibrio elegante, con una visione asciutta. La prospettiva di Gabriele Fava punta soprattutto verso il Nord Europa, guardando sia alle tradizioni popolari che ai più importanti protagonisti di quella scena musicale degli ultimi decenni. È un richiamo però digerito e maturato secondo le proprie intenzioni, partecipato e ricreato, per usare un termine sottolineato dal sassofonista nell’introdurre il lavoro, e non riproposto in modo acritico e superficiale. Insieme a questo richiamo principale, sono poi i riferimenti alle altre tradizioni, dal Giappone alla mitologia greca e alle antiche saghe anglosassoni: ingredienti di una sintesi varia e del tutto particolare, che unisce contesti geografici e temporali differenti e che convergono infine nella dimensione più spirituale e filosofica.
Un percorso reso ancor più convincente dall’apporto di Parmigiani, Patris e Canuti. Il quartetto è sempre poco incline a specchiarsi, a lasciare spazio a facili soluzioni ad effetto: si muove, invece, in maniera coesa e si concentra, prima di tutto, sulle linee tracciate dalle composizioni, sugli incastri timbrici necessari per dare sostanza e carattere alla musica.
Nonostante la lunga durata e le composizioni articolate, “At the first light of day” risulta scorrevole e intrigante: merito della regia complessiva di Gabriele Fava, puntuale nel tenere sempre a mente il filo emotivo dei brani, nel dare senso e significato senza diventare didascalico, senza incaponirsi in soluzioni velleitarie ma mantenendo brillante e vivido il discorso nel suo insieme.
Segui Jazz Convention su instagram: @jazzconvention