Le salite verso l'alto di sax ricordano un attimo John Coltrane, ma solo un attimo, il tempo per un tributo, per il resto Vincenzo Saetta suona del suo. Il primo disco da leader possiede già l'impronta del veterano. Basta affidarsi all'attacco iniziale di Nautilus per capire che dietro c'è sostanza e idee. Quest'ultime ben supportate dagli interventi armonicamente strutturati e colorati di Lanzoni al pianoforte. Le articolazioni di sax di Saetta tendono sempre al dialogo incrociando di volta in volta piano e chitarra. La sezione ritmica è perfetta nel timing e nel sostenere il sax e due strumenti armonici suonati da musicisti di complessa personalità - si ascolti il bel assolo di Francesca in
Nautilus. Saetta è aggiornato, conosce il presente del jazz mondiale e vi fluttua dentro. Le sue composizioni sono aperte, ariose, che permettono il dialogo e la libera iniziativa. Non scadono mai nell'ovvio, nel deja vù, in un qualcosa di già fatto o ascoltato. Il suono tondo del sax si sposa bene con il suo fraseggio fluido, lineare, e, in alcune espressioni improvvisate, circolare. Nowhere è un disco variegato nell'insieme, mai sopra le righe anche in pezzi simil funky come
Solaris. La musica scorre priva di implicazioni sonore, attraversando momenti di grande luce ad altri di penombra dove il suono si lega a dinamiche variabili e di precise alterazioni temporali (
Untitled). Bello il cameo mainstream/cantautorale di
Italo e l'Angelo cantato da Walter Ricci che precede una fluviale e interessante performance di sax in
Precog, sostenuta sulle corde di chitarra e pianoforte. Cos'altro aggiungere? Che anche nelle ballad come
Notturno for Miles tensione e calore che fuoriescono dal sax sono della giusta misura. Pregevole disco d'esordio, quindi, per Saetta; bravo anche a circondarsi di partner che gravitano sulle stesse onde sonore.
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