Germano Mazzocchetti prosegue con "Muggianne" la sua fusione personale tra elementi musicali ripresi, con cura ed attenzione, da contesti diversi: il jazz e i richiami folklorici, gli ambienti colti e la dimensione narrativa della musica per il teatro e per il cinema permeano le melodie e gli arrangiamenti proposti da Mazzocchetti, un'architettura sonora animata da tante sfaccettature e utile per raccontare un mondo a metà strada tra ricordo e immaginazione, un mondo dalle atmosfere ogni volta particolari. La costruzione di una formazione ampia e di una tavolozza timbrica singolare in cui si ritrovano combinazioni più o meno consuete, a seconda dei casi, e dove convivono strumenti protagonisti dei diversi ambiti espressivi attraversati dalle composizioni.
Nei nove temi originali firmati da Mazzocchetti ritroviamo perciò il sottile equilibrio tra ispirazione e riflessioni intellettuali, tra ricordi e sentimenti impressi nella memoria che anima i suoi lavori. Una visione che pone al proprio centro le potenzialità della melodia e che viene sviluppata secondo un approccio versatile, utile a mettere in risalto le qualità dei singoli interpreti, l'espressività dell'ensemble nel suo complesso e la pluralità delle tessere che costituiscono il mosaico di "Muggianne".
La dimensione ancestrale e il senso profondo del ricordo vengono sottolineate dal ricorso alle tradizioni abruzzesi - e, in particolare, a quelle di Città Sant'Angelo paese di origine del compositore - e dai termini dialettali scelti per il titolo del disco e dei vari brani. Nel dialetto angolano, "Muggianne" significa "sta' zitto": un'esclamazione di forte impatto, stemperata attraverso l'ironia - a volte bonaria, altre più ruvida - di certi ritratti e dalla dimensione sognante delle immagini disegnate attraverso le partiture. Gli episodi di "Muggianne" sono popolati da personaggi evocati attraverso i loro soprannomi bizzarri o per mezzo delle loro espressioni più tipiche. Allo stesso modo, vengono utilizzati gli accenti sonori delle tradizioni per dare colore e sostanza narrativa alla musica. Un vero e proprio racconto costruito attraverso i brani, le frasi, le atmosfere e le scelte timbriche, affidato poi ad un ensemble ormai consolidato da diverso tempo - sia nell'organico che, salvo poche sostituzioni, nei componenti - e capace in questo modo di dare consistenza e vitalità, con immediata naturalezza, al flusso sonoro voluto da Mazzocchetti. Il ricordo si fa lirico ma mai stucchevole grazie ad una visione "neorealistica", realizzata attraverso la concretezza dei suoni acustici e i colori portati da riferimenti provenienti dal jazz, da altre tradizioni popolari e dal mondo classico. Mazzocchetti approda così ad un "folklore immaginario" in cui le connotazioni più tipiche e locali si miscelano secondo ricette, rimodulate ogni volta in maniera particolare, per raccogliere e far coesistere dialogo ed improvvisazione, ritmi arcaici e tensioni più moderne.
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