Con piglio leggero, ironico, colto e illuminato De Nittis tratteggia il novecento musicale meridionale attraverso un pastiche di classica, jazz, operistica, blues, folk e bandistica. Il suo è un lavoro raffinato, in cui gli arrangiamenti tengono conto della vitalità, dei colori e del calore del mondo che si va a rappresentare. Pianista colto, De Nittis si sa destreggiare attraverso canoni musicali diversi, rinvigorendo le sue radici culturali attraverso un processo di ricostruzione della tradizione passata in chiave moderna e personale. Maè è soprattutto un viaggio dal vivo melodico, accattivante, che si espande e amplifica nell'etere grazie all'aggiunta dell'Orchestra Sinfonica. Quest'ultima trasforma le storie di De Nittis in genetica musicale, quella di un contesto a sud ricco di tradizioni e racconti, quelli musicati per esempio nell'ironica
Banda Colta. Un intreccio invece di canoni sonori, classica e jazz, è
La ballata di Giordano. Qui emerge la cultura pianistica di De Nittis, da Bill Evans a Brad Mehldau, rivista all'uopo in chiave sinfonica.
Bancarelle, dinamica e colorata, lascia immaginare euforia e frenesia di un mercato, mentre
Madia è una composizione più lenta, meditabonda e riflessiva. Con il blues di
Don Gaetano, ironico e icastico, waitsiano nell'essenza, l'immaginazione vola subito via verso uno di quei film di Elio Petri o Francesco Rosi.
Umbè, a seguire, si colloca a metà strada tra un moderno Gattopardo e Montalbano.
Maè, dolcissima, filmica, romantica, alla "Battiato", è il brano più significativo del progetto, lo incarna in pieno, abbraccia secoli di musica, tradizioni e passioni. A suon di uno swing attempato arriva
Struscio. Ritmi anteguerra e ironie da avanspettacolo. La maestosità prog di
Napoletana chiude un disco - documento indispensabile per comprendere in pochi capitoli passato e futuro di una cultura secolare. De Nittis ha colpito ancora!
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