Quasi dieci anni assieme e i Double Cut proseguono nel loro cammino creativo fornendo sempre progetti interessanti e ottima musica. Il quartetto fonda la sua forza sulla mancanza di uno strumento armonico. Questo fa si che la creatività venga suddivisa tra i fiati e la sezione ritmica. Dall'alto di questo presupposto si sviluppa la musica di Dannata Danza. Siamo di fronte a una sintesi di culture sonore e musicali, patrimoni apportati da ogni singolo musicista. Da qui viene fuori una musica che scava al suo interno, fortemente rimica ma con momenti rarefatti e riflessivi, collettiva e individuale negli spunti, d'impatto e leggera nello stesso tempo, contrappuntistica e melodica, libera e avanguardistica come nella colemaniana Acamora. Subito dopo il groove intenso, magniloquente e umorale di
Default apre nuove prospettive sonore che si affacciano con il dialogico e ossessivo
Injera Calling. Di tutt'altro sapore è
Le Cose Semplici, una ballad di chiara ispirazione folk, melodica e conciliante.
Q.B. si apre con un richiamo funky e si sviluppa su quella linea supportando le linee creative dei fiati che si perdono nel blues, mentre
Danzetta, rarefatta e riflessiva sembra disfarsi nell'etere. Stuyvesant, funky e metropolitana, riporta vivacità e agonismo sonoro.
Dannate Danze è la composizione manifesto del disco: ritmi d'impatto, tribalità, dialoghi al fulmicotone e pulsazioni timbriche all'estremo. Il viaggio musicale dei Double Cut continua con la mesta e onirica Rara Bellezza e termina il suo spettacolare e avvincente racconto con il free di
Avidi Bastardi. Consigliato!
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