La ricerca di ponti esecutivi tra le diverse direzioni della letteratura pianistica riporta Marco Fumo sul "luogo del delitto", vale a dire sulla strada seguita nel precedente "Reflections". Una strada che consiste, per spiegarla in maniera estremamente semplice, nel costruire le tracce del disco accoppiando due brani diversi per provenienza ma utili, nel disegno del pianista, per scaturire riflessioni musicali e per evocare consonanze spirituali, stilistiche o compositive.
Il centro focale di "Timeless" sono sei sonate di Domenico Scarlatti associate, a seconda dei casi, a brani di William Grant Still, Duke Ellington, Chick Corea, Manuel Saumell e Ignacio Cervantes. Le intuizioni di Scarlatti vengono rilette perciò con una visione che abbraccia oltre quattro secoli di tecniche pianistiche, di approcci interpretativi e di grammatiche espressive. Una visione che non predilige un approccio a favore di un altro ma che cerca, in maniera efficace e concreta, di portare al proprio interno le diverse prospettive, liberandole semmai dalle connotazioni più marcate e seguendo così, in qualche modo, il senso del titolo. Si entra perciò nel mondo di Scarlatti in maniera rispettosa ma non canonica o didascalica: Marco Fumo si fa aiutare in questo compito dalle pagine di musicisti che nel corso dei secoli hanno - secondo strade più o meno consce - fatto comunque i conti con le sue invenzioni e con la ricchezza del suo vo9cabolario, in una sorta di corto circuito di possibilità e connessioni musicali. Allo stesso modo, i brani scelti da Marco Fumo non vengono "scarlattizzati", non vengono cioè interpretati secondo i canoni del compositore napoletano, vengono certo ridotti all'essenza di una esecuzione solistica di stampo classico o cameristico con la chiara intenzione però di mantenerne riconoscibili i caratteri peculiari e gli accenti.
Il lavoro diventa così un caleidoscopio di suggestioni e di rimandi incrociati. C'è naturalmente il richiamo al concerto per pianoforte di stampo classico come si diceva sopra ma c'è soprattutto l'idea di trovare una convergenza tra linguaggi diversi in un contesto rigoroso ed asciutto, come quello creato dal piano solo, e attraverso una formula capace di sintetizzare ritmi e sviluppi melodici.
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