Stefano D'Anna
Runa

Splasc(h) - CDH912.2 - 2004

Stefano D'Anna: sax tenore e soprano
Pietro Ciancaglini: contrabbasso
Mimmo Cafiero: batteria

Runa


In Runa Stefano D'Anna sceglie subito la direzione da prendere. Già la scelta dei musicisti - l'approccio quadrato e regolare del contrabbasso di Pietro Ciancaglini e la verve più libera di Mimmo Cafiero - pone la prima base della costruzione. L'utilizzo del sassofono, molto sostenuto e spinto in avanti durante le esecuzioni degli assolo, si contrappone e complementa la scrittura dei temi, molto più chiari e distesi, a formare un luogo sonoro dalle molteplici possibilità interpretative, nel quale è il contrabbasso a dare le coordinate, a garantire con il suo apporto la libertà del solista e dei colori che la batteria innerva nel suono.
La struttura dei brani viene affidata al lavoro costante del contrabbasso, rivolto a mantenere saldo in ogni frangente del disco, in ogni improvvisazione, il rapporto con la matrice di partenza del tema, mentre D'Anna e Cafiero godono maggiormente della libertà armonica e ritmica che si crea con l'assenza del pianoforte.
La scelta e l'esecuzione dei due brani non originali, I should care e 'S beautiful, possono rappresentare, in modo paradigmatico, due direzioni prevalenti nel disco. Il primo è una ballad che viene interpretata piegando gli strumenti alla necessità di un'atmosfera, tenue e sommessa nel tema, che cresce e si rinforza nell'assolo. La melodia gershwiniana diventa il banco di prova per la formazione, alle prese con l'andamento tipico della costruzione del lavoro: una travolgente e impegnativa crescita costante di note, che rende le improvvisazioni un vorticoso aggiungersi di frasi e risposte.
Il trasporto con cui si sviluppano le parti soliste del sassofono, viene ancor più sottolineato dalle improvvisazioni del contrabbasso pacato o sul tempo a seconda dei brani, e rinforzato dalle linee ritmiche e dagli spunti informali di Cafiero. Nello svolgersi del lavoro, negli assolo viene cercata la compattezza del suono e della formazione: la soluzione che viene proposta è insistere sulle strutture predominanti dei brani, ponendo in secondo piano alcune possibilità offerte dai cambi e dagli accenti presenti in molti temi. Il risultato è una costruzione sonora che si muove compatta, spinta in avanti dal sassofono, inarrestabile e tumultuoso, di Stefano D'Anna. Gli assolo sono esplosioni viscerali di note, in un rilanciare continuo e, a volte, estremo, inframmezzate dalle voci che si richiamano. E questo è un particolare che si ritrova durante tutto lo svolgimento di Runa: una sorta di punteggiatura ulteriore, che connota come un piccolo accento sonoro lo svolgersi dell'esecuzione.
La diversa atmosfera tra i temi e le improvvisazioni è l'aspetto più evidente dell'intero disco. Nella maggior parte dei casi i temi, e il loro sviluppo, sono pacati, descrittivi, misurati; le introduzioni vengono proposte, in alcuni casi, all'unisono con il contrabbasso: il tutto crea la possibilità di sondare gli aspetti melodici e spaziano tra suggestioni diverse di brano in brano. La scrittura riesce ad essere cantabile, le melodie si fanno accondiscendenti e quasi accomodanti. La pacata liricità di Stan, l'introduzione ossessiva e ipnotica di Canto della Vicaria, con l'accompagnamento serrato di Ciancaglini e i tamburi percossi con delicatezza da Cafiero, Stocco, con il soprano che canta una mesta linea di ispirazione mediterranea, l'apertura, brillante e ritmata, di Runa, che vede protagonsita il tenore e si sviluppa nell'intensità dell'assolo.
Melodie che avvolgono e descrivono bene temi e atmosfere. Il terzo brano di Runa, 38N 13E, riporta nel titolo le coordinate geografiche della Sicilia e, nell'assolo, presenta una citazione coltraniana: le coordinate musicali del lavoro di Stefano D'Anna sono quanto mai varie e il sassofonista affronta, in una successione di sguardi e atteggiamenti sonori, approcci differenti tra di loro per quanto riguarda la composizione e l'esecuzione. Dalle reminiscenze be-bop e hard-bop, agli accenti etnici, a espressioni più moderne e quadrate, Stefano D'Anna inserisce in Runa temi nei quali prevale la melodia, caratterizzata a volte da un accento lievemente malinconico, temi che riflettono, a mo' di grand'angolo, la visione dei differenti generi del sassofonista.

Fabio Ciminiera - Jazz Convention Year 2005