Mauro Negri – Liquid Places

Mauro Negri - Liquid Places

Abeat Records – ABJZ 050 – 2007




Mauro Negri: clarinetto, sax contralto

Giovanni Guidi: pianoforte, nord stage

Riccardo Fioravanti: contrabbasso

Max Furian: batteria






Mauro Negri ha voluto dedicare il suo ultimo lavoro ai luoghi in cui è nato e che tutt’ora vede e vive quotidianamente. I liquid places in questione sono quelli della sua Mantova, un piccolo gioiello circondato quasi interamente dall’acqua. E proprio quest’ultima sarà il tema dominante di tutto l’album, accostata alla musica nell’essere comunicatrice, rigenerante, dinamica e portatrice di pace o frenesia, ma comunque due elementi accomunati nell’essere indispensabili per la vita. Il quartetto è completato dal piano e nord stage di Giovanni Guidi, dal contrabbasso di Riccardo Fioravanti e dalla batteria di Max Furian per questo cd registrato nello scorso giugno e uscito per la Abeat Records. Il leader, che alterna il clarinetto al sax contralto, è anche l’autore di tutti gli otto brani originali, in un susseguirsi di suggestive atmosfere. Proprio come l’acqua, la musica di Negri scorre in maniera imprevedibile, alternando stati di quiete a momenti di improvvise rotture, ma rimanendo tuttavia fedele e coerente. Si passa così dai toni rilassati della ballad d’apertura Ninna nanna per Nino alla fredda Jazz Jacket, per arrivare alle più sostenute Liquid Places e Snake-Dease dove, in repentini cambi di ritmo, trovano spazio sperimentazione e elettronica con battute quasi jungle fino alla splendida Ümid e alla più tradizionale e pacata Miss Dancer. I quattro non finiscono di stupire nemmeno nei due brani conclusivi con cadenze che variano dal post bop a situazioni quasi new age senza nessuna difficoltà, ma anzi con strabiliante linearità.


Si tratta in un lavoro senza dubbio articolato e ben riuscito, in cui già dalle illustrazioni del book non si fatica ad immergersi e vivere quei luoghi che hanno ispirato la scrittura di Negri e che rimandano ai paesaggi e ambienti freddi nordeuropei cari a John Surman, con una lode particolare ad ognuno dei quattro musicisti, artefici di un album interessante che colpisce e coinvolge l’ascoltatore al primo impatto.