Claudio Filippini – Space Trip

Claudio Filippini - Space Trip






Claudio Filippini: pianoforte

Luca Bulgarelli: contrabbasso

Marcello Di Leonardo: batteria

Molecola: mixing

Michelangelo Del Conte: elettronica

Max Carletti: chitarra

Francesco Bearzatti: clarinetto, sax tenore







Il giovanissimo – è appena 26enne – Claudio Filippini ha già convinto in più occasioni critica e pubblico: per dirne una, ha vinto nel 2003 il premio Massimo Urbani. Per Space Trip il pianista pescarese si è inventato un concept album, cosa quanto mai rara nel jazz. Grazie ai fumetti creati appositamente da Mauro Padovani e inseriti nel booklet dell’album, i cinquanta minuti di musica narrano una storia. Nella fattispecie una storia fantascientifica, in cui i tre musicisti vengono rapiti dagli alieni durante un concerto. L’album si apre allora con una versione ben costruita del classico Body and Soul, con una tradizionale formazione in trio jazz, ma poi la musica evolve verso sonorità più marcatamente elettroniche, con soli brani originali (si entra perfettamente in atmosfera con Rave Lost, grazie all’elettronica di Del Conte).


L’elettronica – spiace dirlo – si rivela in certi momenti un po’ troppo invadente, risultando a tratti lievemente kitsch anche per via di suoni un po’ antiquati e per l’assoluto manierismo in stile primi anni ’90 con cui viene utilizzata; del resto, questo è un po’ il rischio di qualsiasi operazione di questo genere, e uscirne indenni davvero non è facile. Comunque, il pianoforte del leader ha tutto il merito di riuscire a destreggiarsi bene anche in queste situazioni: Filippini è sempre ispirato e mette a segno non pochi assoli interessanti. Uno dei brani più interessanti del disco è Placenta, con la voce lirica del sassofono di Francesco Bearzatti: lui e il leader si stimolano a vicenda, costruendo una delicata ballad di sapore pop, ma gradevolissima e affatto scontata.


A costo di passare per dei vecchi e noiosi conservatori del jazz, lo diciamo: la parte migliore dell’album sono i brani acustici, in cui l’ottimo suono e l’inventiva di Filippini hanno modo di esprimersi al meglio.