Fabrizio Mandolini – Geometrie Semplici

Fabrizio Mandolini - Geometrie Semplici

Dodicilune Dischi – ED 228 – 2008




Fabrizio Mandolini: sax tenore, sax soprano

Mauro De Federicis: chitarra

Gabriele Pesaresi: basso

Roberto Desiderio: batteria






Lo dico per esperienza: il numero perfetto è quattro. Quattro momenti per ascoltare un cd (ma vale anche per un film) e ogni volta scoprirne dettagli nuovi e interessanti, o assaporarne reiteratamente gli aspetti migliori. Mai come in questi casi repetita iuvant.


E vale soprattutto per lavori come quello di cui si parla in questo contesto: quelle Geometrie Semplici di cui si parla nel titolo che portano il sassofonista Fabrizio Mandolini a realizzare un disco morbido, ma sommesso e mai banale. Mauro De Federicis aggiunge la magia (e la malia) di una chitarra perfetta per questo tipo di ambientazione, lontana e impalpabile, e lo si evince soprattutto da brani come Mattino oppure The Dragger; Gabriele Pesaresi al basso e il batterista Roberto Desiderio offrono il proprio contributo a un tappeto ritmico preciso ma mai invadente: in questo senso esemplari sono Brancolando nel buio, e soprattutto il tocco leggero e lontano della batteria di Cucù Settete. Intenso e drammatico, nel mio personale sentire.


E’ normale che vi siano all’interno di questo lavoro alcuni rimandi: Mandolini è un musicista ispirato che non prescinde dall’ascolto profondo di grandi musicisti. Eppure la qualità più evidente di Geometrie Semplici è proprio la ricerca del tutto personale che il musicista opera sui suoni. Gli arrangiamenti sono molto studiati e complessi, ma i temi sono tutti lineari e facilmente memorizzabili. Per questo ad ogni ascolto l’orecchio si abitua a riconoscere particolari nuovi e a decodificare il segreto di un’ottima musica, che si lascia scoprire poco a poco.


Il disco è racchiuso simmetricamente in un’Intro e un’Outro – quest’ultima corredata di voce recitante – caratterizzate da sonorità aperte che si ritrovano anche nel bel riff di Mattino o nella marcetta tra l’intellettuale e il popolare di Vitaliano. Al contrario, la vena malinconica di Povera Italia procura un piccolo brivido che non se ne va facilmente. In più, Mandolini alterna al sax tenore il soprano, perfetto per la resa di pezzi come Gli occhi dell’Artiere o The Dragger.


I brani sono tutti originali, scritti dal sassofonista e più spesso da tutti i componenti del gruppo, e questo certamente amplifica l’ottimo interplay che connota questo cd talmente curato nella resa dei suoni che, anche se siete costretti ad ascoltarlo a basso volume, finalmente non vi darà l’impressione che qualcuno si sia ingoiato un fischietto’ come invece spesso capita nel caso dei fiati.


Buon prodotto anche dal punto di vista grafico, corredato dalle suggestive fotografie di Mandolini che ricordano visivamente le tonalità arcane, scure ma brillanti della sua musica.