Pietro Condorelli – Wild cats difficult to Bo… ed altre storie

Pietro Condorelli - Wild cats difficult to Bo... ed altre storie

Picanto Records – PIC021 – 2010




Pietro Condorelli: chitarra

Francesco Nastro: pianoforte

Gianluigi Goglia: basso elettrico

Gaetano Fasano: batteria






Il nuovo disco di Pietro Condorelli pubblicato nello scorso mese di settembre si intitola Wild cats difficult to Bo… ed altre storie ed è stato prodotto dall’etichetta calabrese Picanto Records. Il chitarrista è affiancato in questo nuovo lavoro da Francesco Nastro al piano, Gianluigi Goglia al basso elettrico e Gaetano Fasano alla batteria.



Jazz Convention: Pietro, ascoltando il cd ho avuto la sensazione che sia un po’ una sintesi di quello che è stato il tuo percorso nel jazz dagli inizi ad oggi. Come nasce questo nuovo lavoro?


Pietro Condorelli: Il cd è composto interamente da composizioni originali. Inizialmente volevo auto-produrlo per avere massima libertà nelle scelte dei brani da suonare, poi ho trovato la produzione della Picanto Records che mi ha dato la possibilità di lavorare in totale autonomia. Avevo voglia di trasmettere parte del mio mondo musicale agli ascoltatori e quindi per questo motivo ci sono solo brani originali. Oltre all’improvvisazione – che è sicuramente un mezzo diretto ed efficace per comunicare – la composizione, a mio avviso, è un veicolo che completa un musicista di jazz, perché gli permette di esprimere in modo totale le sue idee.



JC: Un mondo recepito principalmente dai tuoi compagni di viaggio.


PC: Certo! Sono stato avvantaggiato dalla presenza di questi tre musicisti bravissimi i quali mi conoscono bene. Ancor prima della nostra collaborazione tutti e tre hanno seguito spesso i miei progetti e i live di qualche tempo fa. Francesco Nastro collabora con me da circa quindici anni, gli altri due un po’ più giovani ma li conosco già da diversi anni ormai. Quindi un gruppo consolidato nonostante non suoniamo spesso dal vivo perché io sono un pessimo manager, ma di sicuro un ottimo gruppo anche dal punto di vista umano.



JC: In qualche modo come il precedente Sonora Art Quartet… giusto?


PC: Si, ci sono delle analogie con i miei compagni del Sonora – Marco Sannini tromba, Salvatore Tranchini batteria e Ares Tavolazzi al basso. Infatti li ricordo nelle note di copertina del cd e tra i brani quello che da il titolo al lavoro è un pezzo che ho inciso venti anni fa con loro e Jerry Bergonzi.



JC: Bene, allora parliamo dei brani presenti nel cd.


PC: È un lavoro fatto di dieci brani che hanno tutti delle storie dietro di carattere personale, autobiografico. Il primo intitolato Lennie’s hour è dedicato a Lennie Tristano, mio conterraneo, che è stato un grande musicista, precursore tra l’altro del free jazz e grande caposcuola e insegnante perfino di un musicista rock quale Joe Satriani! Il secondo For my people è un brano composito ritmicamente interessante basato su una forma 7-8-6, suonato con un piglio abbastanza post-Coltrane ed è uno dei brani a cui tengo di più. Poi c’è Love consequences dedicato a Toni Servillo, perché l’atmosfera di questo brano mi ricorda il personaggio drammatico da lui interpretato nel film Le conseguenze dell’amore.



JC: Quarto brano del cd è Altologic è un rhythm change, un jazz più vicino alla tradizione. C’è poi una ballad dal sapore mediterraneo che mi ha colpito molto: Tonight Lullaby.


PC: Questo è un pezzo che ho scritto per una compilation di qualche anno fa per l’Unicef. Avevo voglia di dare il mio contributo ai tanti bambini che spesso hanno un’infanzia negata ed è venuta fuori questa sorta di ninna nanna, nel mio stile s’intende.



JC: Dicevamo prima che il titolo del cd è dato dal brano che chiude il lavoro Wild cats difficult to Bo…, composto circa venti anni fa. Perché hai voluto riprendere questo pezzo?


PC: Nonostante sia stato scritto diversi anni fa io lo sento molto attuale e qundi penso che sia stata una di quelle premonizioni giovanili presenti in quel periodo in cui suonavo con i Sonora. Facevamo free-jazz già trenta anni fa circa e suonavamo in un modo che successivamente ho sentito fare a musicisti quali Steve Coleman e via dicendo… Certo eravamo meno bravi di adesso a farlo ma ci provavamo con tanta buona volontà già all’epoca. Questo brano è dedicato alla vita dei musicisti che sono nomadi e randagi come i gatti! Tu all’inizio parlavi di sintesi del mio percorso e diciamo che, simbolicamente, questo brano può chiudere il cerchio come una sorta di resoconto dei miei primi quasi trenta anni di jazz.



JC: Ritornando ai musicisti del cd cosa altro vuoi aggiungere?


PC: Ho grande stima dei musicisti che mi accompagnano attualmente, li considero dei virtuosi del loro strumento, sensibili, versatili e spero presto di potermi esibire con loro dal vivo, anche per dare maggiore luce ai due più giovani – il batterista Gaetano Fasano e il bassista Gianluigi Goglia – di cui si sentirà parlare nei prossimi anni. Di Francesco Nastro abbiamo già parlato, è un ottimo pianista e ribadisco la mia collaborazione con lui va avanti ormai da quindici anni.



JC: Ricordando il tuo sito (www.pietrocondorelli.com) per chi volesse visitare e avere maggiori informazioni su news e “altre storie”, terminiamo l’incontro con una domanda al Condorelli docente. Tu sei insegnante di musica jazz al Conservatorio San Pietro a Majella di Napoli e a Siena Jazz, come è la situazione dal punto di vista didattico-culturale oggi in Italia riguardo al Jazz?


PC: Siamo in un momento di cambiamenti, stanno per partire nei conservatori italiani i corsi strumentali di jazz che porteranno ad una maggiore specializzazione dello strumento nell’ambito jazzistico. Quindi un cambiamento epocale perché fino ad oggi, come tu ben sai, i programmi ministeriali di strumento sono stati sempre improntati sullo studio accademico della tradizione, della cosiddetta “musica classica”. Certo è che non si può assorbire un numero elevato di allievi per problematiche relative alle strutture, ai costi, all’organizzazione che è in fase embrionale, ma siamo in un momento cruciale di mutamento. Riguardo al mio ruolo di docente io insegno da tanti anni e ho sviluppato una serie di metodi di insegnamento di chitarra e del jazz in genere, che mi hanno permesso di operare dappertutto collaborando con i maggiori musicisti-docenti jazz italiani e americani.