Slideshow. Antonio Onorato.

Foto: Andrea Buccella










Slideshow. Antonio Onorato.


Jazz Convention: Così, a bruciapelo puoi parlarci del tuo nuovo lavoro discografico?


Antonio Onorato: Il mio nuovo cd – Breathing – è un lavoro discografico con il quale ho voluto rendere omaggio non solo al grande Miles Davis ma anche ad altri “angeli della musica” come Peter Gabriel, Bill Evans, John Coltrane, Carlos Santana. Miles però occupa un posto privilegiato nel mio cuore rispetto a tutti. Amo veramente tutto ciò che ha fatto nella sua vita sia come musicista che come uomo. A lui si deve gran parte dello sviluppo del jazz e della musica contemporanea. In questo cd suono parecchio la mia breath guitar (sono l’unico al mondo ad utilizzare questo strumento pazzesco) con il suono della tromba di Miles con la sordina. Però è un Miles Davis che suona anche con le scale napoletane… Lo sapevate che a Miles piaceva Nino D’Angelo?



JC: Mi racconti ora il primo ricordo che hai della musica?


AO: I miei genitori mi hanno raccontato che, ancora in fasce, li costrinsi durante un viaggio da Napoli ad Assisi a cantare per tutto il tragitto. In pratica, non potevano parlare normalmente, ma solo comunicare tra di loro canticchiando. Appena smettevano mi mettevo a piangere. Poi a sei anni, l’incontro con la mia prima chitarra: un amore a prima vista che non mi ha lasciato più, anzi è diventato e diventa sempre più grande. Ricordo da piccolissimo che provavo a suonare con le mie ditine Blue Moon, Orfeo Negro, Il Padrino , oppure con mio nonno che cantava Dicitencello Vuje.



JC: Quali sono i motivi che ti hanno spinto a diventare un musicista jazz?


AO: Fino a diciassette, diciotto anni il jazz non mi interessava, perché pensavo che non mi piacesse. In quel periodo ascoltavo e suonavo dai Beatles a Jimi Hendrix. Avevo ascoltato del pessimo free jazz: solo pernacchie e rumori emessi tra l’altro da musicisti non troppo validi ed erroneamente pensavo che quello fosse il jazz. Ma quando mio cugino, Pasquale Innarella (grande sassofono tenore), mi fece ascoltare un nastro di Charlie Parker, capii che quella musica straordinaria non mi avrebbe più lasciato. Avevo 18 anni e me lo ricordo ancora benissimo. Il jazz è sentirsi libero: ho conquistato la mia libertà grazie al jazz.



JC: Ha ancora un significato oggi la parola jazz?


AO: Per me jazz, oggi significa una musica che ha a che fare con la libertà di espressione, però tenendo sempre conto della lezione che i grandi musicisti e le grandi anime musicali che sono venute prima di noi, ci hanno lasciato in dono. Non puoi esplorare il futuro se non conosci bene il passato.



JC: Ma cos’è per te il jazz?


AO: È uno stile di vita, un modo di pensare, una filosofia che ti consente di sentirti libero di esprimerti, senza condizionamenti esterni.



JC: Quali sono le idee, i concetti o i sentimenti che associ alla musica jazz?


AO: Libertà di essere te stesso, con tutti i tuoi pregi e anche con tutti i tuoi difetti.



JC: Come pensi che si evolverà il jazz del presente e il jazz del futuro?


AO: Sono convinto che il jazz sia una musica inesauribile. È musica dell’anima e la nostra anima è come l’universo: non ha fine.



JC: Tra i molti dischi che hai fatto ce ne è uno a cui sei particolarmente affezionato?


AO: Ogni disco è un pezzo della mia vita… è molto difficile rispondere a questa domanda. Forse, siccome cerco di vivere il presente, in questo momento sono affezionato di più a Breathing, però mi sento già affezionato anche al prossimo.



JC: Quali sono stati i tuoi maestri nella musica, nella cultura, nella vita?


AO: Ce ne sono tanti… In questo momento mi viene in mente il grande Franco Cerri. Ho sempre in mente quando mi disse che la musica è l’unica medicina senza controindicazioni.



JC: Qual è stato per te il momento più bello della tua carriera di musicista?


AO: Anche qui è difficile risponderti. Potrei dire quando ho suonato al Blue Note di New York o a Baghdad per la pace prima che scoppiasse la guerra. Ma credo che il momento più bello è ogni volta che suono. È sempre un momento di gioia indescrivibile, di connessione con il Tutto.



JC: Quali sono i musicisti con cui ami collaborare?


AO: I musicisti che la pensano come me e che vibrano sulla mia stessa frequenza.



JC: Cosa stai progettando a livello musicale per l’immediato futuro?


AO: Dopo l’estate 2011 uscirà un cd in duo con Toninho Horta: è un disco meraviglioso, molto intimo, una amorevole commistione tra la mia Napoli e il Brasile di Minas Gerais di Toninho.