Emanuele Cisi – Homecoming

Emanuele Cisi - Homecoming

Albóre Jazz – ALBCD-015 – 2011




Emanuele Cisi: sax tenore, sax soprano

Luigi Bonafede: pianoforte

Rosario Bonaccorso: contrabbasso

Francesco Sotgiu: batteria





Disco destinato al mercato giapponese, Homecoming presenta il quartetto di Emanuele Cisi alle prese con un repertorio orientato in maniera decisa e sensata al mainstream: otto brani originali, proposti da tutti e quattro i musicisti, con l’intenzione chiara di esplorare le tante anime di un jazz che parte dalla tradizione, attraversa le evoluzioni degli anni sessanta e si congiunge alle esperienze più attuali provenienti da entrambe le sponde dell’Atrlantico.


Per compiere questo percorso, Cisi ha scelto un quartetto solido e di grande esperienza e ha chiamato Luigi Bonafede, Rosario Bonaccorso e Francesco Sotgiu. Oltre alle reciproche e consolidate collaborazioni, la formazione denota la maturità propria dei suoi singoli componenti: musicisti nel pieno della propria forza espressiva e perciò in grado di dirigere e assecondare la musica verso un equilibrio naturale, capaci di dialogare in modo continuo tra loro e di disimpegnarsi in assolo dal respiro ampio.


Il ritorno a casa del titolo può essere inteso con la voglia di rivisitare le tante stagioni del jazz. Il quartetto affronta con grande tranquillità lo swing, il bebop, certe inflessioni latin, spunti modali – per guardare al linguaggio – ma anche gli scambi tra solisti, il dialogo fulminante e serrato tra tenore e batteria in Like Luigi, brano di apertura – per quanto riguarda gli “schemi” del jazz – con quella personalità che permette di non scivolare in una riproposizione di stilemi fini a sé stessi. E anche nelle ballad Homecoming e Sweet prayer, dove la composizione rivolge lo sguardo verso esperienze più vicine nel tempo, il quartetto si sgancia dalle strutture più consuete sempre mantenendo ben presente e visibile il dialogo con la tradizione.


Homecoming è un disco suonato con piglio e tranquillità. In pratica, Cisi traccia una strada che, con molta onestà, può mettere d’accordo sia gli amanti del jazz classico che coloro che vogliono vedere i musicisti spingersi un po’ più in là. Certo, non si sconfina nelle avanguardie o nella sperimentazione ma il quartetto mette estremamente in evidenza, sin dalla prima battuta del disco, quale sia il terreno di gioco.