Helga Plankensteiner & El Porcino Organic – Bye Joe

Helga Plankensteiner & El Porcino Organic - Bye Joe

Sweet Alps – SA 12/01 – 2012




Helga Plankensteiner: sax baritono, voce

Mauro Ottolini: trombone, tuba, tromba bassa

Michael Lösch: organo, pianoforte, Fender Rhodes

Paolo Mappa: batteria





Bye Joe, la nuova prova del Porcino Organic, è in realtà un caso quanto mai raro e variopinto di mimetismo musicale, sublimato nelle atmosfere anni ’30 di Ich bin von Kopf bis Fuß auf liebe Eingestellt, in cui Plankensteiner, Ottolini e Lösch ci portano immediatamente indietro nel tempo in una dimensione mitteleuropea, realizzata in maniera assolutamente calzante e giocata con efficace ironia sull’effetto “grammofono”, con i fruscii di fondo e l’ultima nota del pianoforte, ripetuta a evocare la fine di un disco incantato.


Nelle undici tracce si affiancano sette originali – cinque temi firmati da Helga Plankensteiner, due composti da Michael Lösch – e quattro brani che ulteriormente ampliano le coordinate del discorso: oltre al brano già citato, composto da Friedrich Hollaender ed interpretata da Marlene Dietrich, si passa per Hoagy Carmichael (When love goes wrong) ed Abbey Lincoln (Bird Alone) per arrivare a Lucio Battisti con la conclusiva Il mio canto libero. Nel corso del lavoro il quartetto, si muove in direzioni diverse e lascia così correre le linee degli strumenti liberamente sulle atmosfere disegnate dai ciascuna composizione, senza cercare una sintesi stringente e coattiva. E quindi jungle, blues, groove, canzone e altre derive diventano il banco di prova per il suono del gruppo, scaturito dall’intreccio di trombone, baritono e voce, per quanto riguarda la frontline, e dal supporto offerto dall’organo e dalla batteria in una combinazione di leggerezza e sostanza. Un affresco variegato, ricco di ironia e richiami giocosamente intrecciati ma anche attento a stabilire, attraverso le atmosfere di alcuni brani, il gusto vagamente retro di alcune soluzioni, il tono della dedica allo scomparso Joe Zawinul.


Il brano che offre il titolo al disco è un blues – Bye Joe, appunto – è un lento e articolato blues dal passo austero – pur senza essere troppo solenne – e disteso, che rende bene la natura dell’omaggio alla figura di Zawinul: sentito e partecipe senza porre troppo l’accento sulla tristezza. Come a rappresentare il dispiacere per la scomparsa unito all’amore per i brani e al ricordo dei momenti passati insieme alla sua musica. Sulla stessa falsariga la versione de Il mio canto libero, dove si mescolano i fili melodici della canzone e una gestione ritmica rivolta la funky.


Voce e strumenti in un incrocio stratificato e plurale: una somma di personalità e approcci differenti alla musica che trova nella somma e nel confronto il proprio obiettivo, consolidato da un percorso ormai pluriennale e dalla maturità raggiunta da ciascuno dei suoi quattro componenti.