Maurizio Franco , Oltre il mito.

Foto: la copertina del libro










Maurizio Franco , Oltre il mito.

Libreria Musicale Italiana. 2013


La scelta della copertina è già di per sè significativa: Concetto Spaziale, Attesa, vale a dire uno dei tagli di Fontana, proprio a dar conto della necessità di andare oltre, di individuare risvolti, angolature, prospettive utili a dare profondità e corpo alle figure e ai lavori presi in esame in ciascuno dei brevi saggi, per sfuggire al rischio di rimanere bloccati nell’analisi ai presupposti di partenza.


I dodici testi – la lunghezza è sempre contenuta nelle dodici, quattordici pagine, per un massimo di sedici per il testo sui retaggi africani – che compongono Oltre il mito si pongono l’obiettivo di aggiungere elementi di ulteriore riflessione sugli argomenti trattati. L’utilizzo, nei titoli, di molte parole declinate al plurale e di termini legati all’incrocio, offrono già all’inizio di ciascuna trattazione una dimensione stratificata. Maurizio Franco riprende testi già editi, per rivederli e ampliarli in maniera significativi, e aggiunge nuovi temi: il senso del lavoro perciò è chiaro e si fa forte della brevità e della succosa sintesi dei singoli trattamenti, sia pure nella forma episodica e definitiva dei vari testi. Franco riesce sempre ad aggiungere un dettaglio, inserire uno spunto per cercare di allargare e dare spazio agli argomenti. Spesso e volentieri si tratta di semplici input – vista la brevità del tutto – capaci comunque di tratteggiare o evocare valenze altre.


Anche perché la trattazione è sì mirata ai punti specifici ma attenta alla visione complessiva del volume: questo è il modo in cui l’autore da corpo ad una scrittura capace di guardare alla sintesi attraverso tanti elementi coinvolti e in grado di parlare agli addetti ai lavori, con aspetti analitici e esempi in partitura, senza lasciare troppo indietro il profano. Soprattutto la disposizione degli elementi fa in modo che si possa ulteriormente “spacchettare” la confezione proposta per riprendere il testo senza perdere il senso anche in una lettura non rigorosamente ordinata: le coordinate sono costantemente a disposizione del lettore.


Franco non ricorre a compromessi né svilisce il contenuto, ma propone argomenti e temi attraverso un discorso piano e pacato. L’approccio al tempo stesso profondo, leggibile e pluridimensionale è reso possibile dall’attenzione rivolta ai particolari, dalla concisione con cui vengono richiamati e dalla varietà degli argomenti che affronta tematiche generali – il suono, l’interplay e la didattica – e aspetti musicologici – come le nuove terminologie, i retaggi africani e le relazioni con altre musiche – e le interlaccia con i ritratti dedicati a Parker, Monk, Armstrong. Ritroviamo perciò una serie di argomenti già trattati da Franco, alcuni “cavalli di battaglia” – Gaslini, Intra, Django – in una rilettura che, come dicevamo, pone sempre il bisogno di guardare al di là di connotazioni scontate. E in questo senso si può prendere ad esempio, la modernità di Armstrong, Django e Gillespie: concetti chiari e condivisi – non fosse altro perchè i grandi sono sempre attuali – spesi in una maniera tale da essere ben circostanziati e comprensibili, grazie all’aggancio con elementi particolari e ad una lettura lucida.


La chiave per andare oltre nel saggio breve è proprio quella di arrivare alla conclusione del discorso puntando l’accento sull’essenzialità e sulla concretezza degli argomenti. Il filo logico seguito dall’autore punta alle tesi del ragionamento senza tralasciare però di aggiungere stimoli e spunti utili per poter dare il senso della costruzione e della promanazione di una musica che – come ripete Franco nel libro – è sincretica, nasce cioè dalla convergenza di tradizioni diverse, e si spinge, di continuo e per sua stessa natura, alla ricerca di nuove possibilità di arricchimento con l’incontro con altre sensibilità.