Parco della Musica Records – MPR 053CD – 2014
Franco D’Andrea: pianoforte
Andrea Ayassot: sax alto e soprano
Daniele D’Agaro: clarinetto
Mauro Ottolini: trombone
Aldo Mella: contrabbasso
Zeno De Rossi: batteria
Monk and the Time Machine probabilmente è il capolavoro di Franco D’Andrea. La sintesi totale della sua idea di jazz e dei musicisti che lo suonano: il pianista mette, infatti, insieme il suo quartetto tradizionale con lo sperimentato trio di trombone e clarinetto. Come dire presente e passato fusi nello stesso attimo post moderno di una musica che appartiene al futuro di questo genere.
Monk è passione e pretesto di un azzardo storico che, come l’Enterprise di Star Trek, si spinge lontano nello spazio futuribile e indietro verso un passato certo e da rivisitare attraverso le magmatiche strade di New Orleans, gli Hot Five di Armstrong, le distese swing, il be bop, il free, la musica seriale, le ritmiche africane e le sperimentazioni che hanno caratterizzato la carriera di D’Andrea. Tutto si svolge all’insegna della libertà totale, che non vuol dire libertinaggio ma creazione, improvvisazione, dare libero sfogo alle invenzioni del momento, agli assolo che si emancipano dalle elastiche parti scritte per cercare soluzioni da condividere in gruppo.
Monk è quello che ha inglobato in sé lo stride, le radici, e nello stesso tempo impresso un’accelerazione formidabile a una musica che è diventata metropoli di se stessa, racconto della contemporaneità urbana come nuova vita sganciata dalle reminiscenze rurali e formative del jazz. D’Andrea ha tradotto il messaggio monkiano esprimendosi attraverso le composizioni del pianista americano frammiste alle sue. Un do ut des, uno scambio fuori dal tempo, un punto di vista che rifiuta l’approccio agiografico per un racconto corale in cui i diversi strumentisti rielaborano le intuizioni di D’Andrea.
Il pianista usa i fiati come voci, caricandoli e assoggettandoli alla storia, fondendo tradizione europea e americana, la coralità greca e il call and response di ascendenza africana.
Monk and the Time Machine non è solo un gran disco, doppio, di jazz, ma è soprattutto un trattato sulle culture musicali e sull’incontro di linguaggi dialoganti che appartengono ad un unico mondo.