Michele Polga meets Fabrizio Bosso – Studio Session

L’ultima fatica di Michele Polga, ad un primo ascolto sommario, sembrerebbe un buon album di hard-bop ma nulla di più.


Quando però l’ascolto si fa più attento, scopriamo piccoli particolari importanti.


Non c’è dubbio che la cifra stilistica rimanda agli anni ’60 ed in particolare al sound dell’etichetta Blue Note, non si tratta però solo di un omaggio o di un esperimento lezioso.


Arrivato al suo quarto album, il sassofonista veneto sfodera un lavoro che denota una attenzione non comune ai timbri e alle dinamiche, anche l’affiatamento, soprattutto con Bosso è palpabile.


Nove tracce, sette a firma di Polga, uno standard, On Green Dolphin Street, e Cool Blues scritta da Bosso.


Ciò che mantiene fresco e coinvolgente il progetto è la coesione e l’interplay continuo del gruppo: ognuno ascolta l’altro e lo completa, restituendo un leggera aria nostalgica.


Boh apre con forza l’album con un sound nervoso ed un ostinato di piano e basso su cui Polga sfodera grande precisione e tecnica.


Se Fishing on the carpet si fa ammirare per il grande lirismo di Bosso, Gi si caratterizza per l’approccio modale e aperto, nel quale l’apporto discreto di Mannutza è fondamentale: forse la traccia migliore.


Il timbro di Polga è caloroso e soave mai graffiante. Se il debito verso Rollins e Coltrane è palpabile, si intravede sicuramente una voce personale con un fraseggio armonioso ma che non disdegna trovate audaci e spiazzanti.


Corner riassume tutto ciò con il sassofono che risponde e incalza la tromba che risponde a tono.


Cappellato e Bulgarelli contribuiscono in pieno alla riuscita del progetto ma sempre in maniera discreta e sommessa. Bulgarelli accompagna con gusto e groove (On Green Dolphin Street) e Cappellato non è da meno come testimoniano Fishing on the carpet e Burning Field.