Moro/Forte/Gambetta – Chocochoro

Moro/Forte/Gambetta - Chocochoro

Autoprodotto – 2014




Marco Morto: flauto traverso, ottavino

Fabrizio Forte: chitarra a sette corde

Filippo Gambetta: mandolino a dieci corde, organetto





Benché autogestito – lo si può chiedere direttamente ai musicisti, che hanno lasciato le proprie mail nel booklet – dunque con il sospetto della frusta produzione artigianale, questo album meriterebbe un’etichetta o una distribuzione di assoluta credibilità, perché si tratta di un lavoro riuscitissimo sotto diverse angolazione. Innanzitutto si tratta forse del primo disco in assoluto,per quanto riguarda l’Italia, interamente dedicato al choro, una delle tante musiche popolari sudamericane ormai assurte al rango di esperienza classica per la qualità estetica e l’aspetto virtuosistico. Il choro – che letteralmente significa “lamento” nella lingua portoghese – nasce intorno al 1870, quando i suonatori folk di Rio de Janeiro – all’epoca capitale del Brasile, anche sotto il profilo economico-culturale —iniziano a eseguire, in forma “brasilianizzata” e al contempo assorbendo pure l’influsso di ritmi africani, il repertorio di danze europee allora in voga nei salotti dell’elite carioca tardo-ottocentesca dal valzer allo scottish, dalla polca alla mazurka. In breve tempo l’universo sonoro dello choro riesce ad abbracciare diversi stili, con melodie, cadenze, timbri che sono tratti altresì da baião, frevo, maxixe e tango brasileiro influenzando via via in maniera spesso determinante gli sviluppi di musiche assai più famose nel mondo come la samba e la bossa-nova. La formazione orchestrale tipica all’inizio è il trio con flauto, violão (chitarra) e cavaquinho (chitarrino) che viene solo numericamente rispettata in questo singolare omaggio tricolore, poiché i musicisti usano in parte strumenti diversi: rimane il flauto traverso (più l’ottavino) con Marco Morto, la chitarra passa a sette corde con Fabrizio Forte e l’ukelele etnico viene sostituito dal mandolino a dieci corde e dall’organetto di Filippo Gambetta. I nostri tre affrontano quindi alcune gemme del vasto repertorio choro a partire dal repertorio del geniale Pixinguinha (Aguenta seu Fulgencio, Seu Lourenco no Vinho, Paciente, A vida è un buraco) per arrivare ai pezzi perlopiù brevi di altri nove choristi (Paulista di Joao dos Santos e Dedicado di Waldir Azevedo forse i migliori) e un original gambettiano (Choro da arvore). Il titolo dell’album fa pure riferimento al cioccolato, anche grazie alla copertina dove Moro, Forte, Gambetta, vestiti da camerieri servono vassoi di invitanti praline, quasi a simboleggiare che il palato e l’orecchio sono pronti a gusti decisi, dolci, indimenticabili al tempo stesso.