Claudio Lodati Dac’orda – Boiler

Claudio Lodati Dac'orda - Boiler

Splasc(H) Records – CD H (CS) 2542.2 – 2016





Claudio Lodati: chitarra, live electronics, korg

Nicola Cattaneo: chitarra, santour

Giorgio Muresu: contrabbasso\

Toni Boselli: batteria





Claudio Lodati non delude mai e sorprende sempre. E lo fa con questo suo ultimo lavoro, coronamento di una vasta discografia che lo vede protagonista sin dai tempi dell’Art Studio. Qui con due chitarre, contrabbasso e batteria acidizza un jazz che si basa sul semplice uso di strumenti a corda e una batteria. Boiler, il brano d’apertura lo vede rockeggiare, dialogante, in maniera acidula e puntuta con la chitarra di Cattaneo. I due si sfidano a schitarrate spinti da una batteria dalla ritmica jazz. Altra variante è data da Scintille, un pezzo jazz blues, multi faccia, costruito sulla disparità d’intenti con un sottofondo di carattere swing. D’atmosfera è la ballad Just Go There, dove melodia e improvvisazione ammaliano per intensità di vedute e profondità del mood. Boiler è un disco variegato, nel senso che Lodati attinge da più generi, rievoca mondi che si spingono fino al pop, reinventandoli attraverso l’improvvisazione. Così è la struttura portante di Corsari, dove lui libertineggia tra tempi dispari ed invenzioni del momento. Con Cats In Love cambia registro, i suoni sono felpati, le due chitarre si studiano e danzano lentamente seguendo un rito acrilico per poi sfociare nel dialogico arpeggio chitarristico di Malibù. Quest’ultimo è un brano melodico, dalle movenze ispaniche, in cui il contrabbasso si ritaglia un ruolo da voce narrante e basilare per il suono accattivante delle due chitarre. Il calypso di Fidel estende i confini di un esotismo di matrice folk che Lodati assoggetta al taglio swingante delle due chitarre e ricorda il Frisell di This Land. David e White Star il chitarrista li dedica a David Bowie, e come il cantante inglese, i due pezzi sono nel contempo misteriosi, ambigui e non facilmente decifrabili. Sempre restando su cifre “hot”, Boiler si chiude con Il Vulcano, un pezzo che parte tra assolo di chitarra e dialogo di basso e batteria per poi eruttare volumi di note lisergiche, distorte, fintamente stonate e fatalmente e sonoramente efficaci.




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