I nuovi progetti di Maria Pia De Vito e Pat Metheny al Parco della Musica

Foto: gentile concessione ufficio stampa










I nuovi progetti di Maria Pia De Vito e Pat Metheny al Parco della Musica

Maria Pia De Vito Core/Coraçao

Roma, Auditorium Parco della Musica – 5.5.2017

An Evening with Pat Metheny

Roma, Auditorium Parco della Musica – 8.5.2017


I primi giorni di maggio il cartellone dell’Auditorium Parco della Musica propone due concerti di due artisti apparentemente lontani musicalmente, accomunati però dalla comune passione per la musica napoletana. Il primo concerto, il 5, vede protagonista la cantante partenopea Maria Pia De Vito, mentre l’8 è la volta del ritorno nella capitale del chitarrista americano Pat Metheny. E proprio quest’ultimo, incoraggiato dalle passate collaborazioni e tournée con Pino Daniele, non ha mai nascosto il suo amore per Napoli e, intervistato qualche giorno prima da un quotidiano, anche la voglia, qualora ci fosse l’occasione, di suonare con la De Vito.


Accostare la musica napoletana a quella brasiliana è l’ultima grande sfida della De Vito, fresca di stampa del suo nuovo lavoro Core/Coraçao registrato tra Roma e Parigi e in uscita proprio il giorno del concerto romano. Fatale fu l’incontro con il compositore e chitarrista brasiliano Guinga ed il successivo con Chico Buarque, ospite in due brani del disco, che convinsero la cantante ad un lavoro di traduzione e riadattamento di alcuni pezzi della tradizione brasiliana in napoletano, con risultati davvero sorprendenti e brillanti. Per il tour di presentazione la De Vito si è affidata a musicisti che ben conosce e con cui si accompagna da tempo, dal pianista Huw Warren al clarinettista Gabriele Mirabassi che ha a sua volta presentato il chitarrista di origine brasiliana Roberto Taufic, in un quartetto completato dal percussionista Roberto Rossi. In effetti meglio non poteva scegliere, essendo tutti in qualche modo legati o appassionati alla musica carioca, anche se qui presentata in una nuova veste.


In un parterre impreziosito dalla presenza di molti volti noti e amici, dalla pianista Rita Marcotulli al chitarrista Ralph Towner, i cinque aprono il concerto con una splendida versione di Agua e Vihno di Egberto Gismonti e con Construçao di Chico Buarque, che diventano adesso Voce ‘e notte e A costruzione, facendo ben capire l’accurato lavoro di traduzione dal portoghese al napoletano. Un incontro di lingue che lascia intatta la poesia e la musicalità dei testi originali anche nella trasposizione partenopea, già ricca di ritmo, bellezza ed estremamente lirica, aiutata e non poco dai suoi compagni di palco. Dopo una parte centrale dai ritmi più lenti in cui vengono omaggiati i grandi compositori della musica brasiliana, da Tom Jobim a Vinicius de Moraes, la seconda parte di concerto si trasforma in una vera e propria festa dai colori vivaci in cui la grande musicalità carioca diventa ancora più evidente grazie agli splendidi interventi virtuosi di Mirabassi al clarinetto, alla estrema eleganza della chitarra di Taufic, che ha anche curato gli arrangiamenti di tutti i brani, e del piano di Warren, e dalla creatività non convenzionale di Roberto Rossi. Un omaggio alla musica e allo spirito di due popoli fatto di classe e gusto in cui a spiccare non sono soltanto le individualità ma la musica d’insieme, oltre alla bellezza della voce e dell’interpretazione di una grande artista qual è Maria Pia De Vito.


Ben altre sonorità quelle proposte dal chitarrista americano Pat Metheny che, in testa ad un quartetto meraviglioso, ripercorre alcune tappe fondamentali della sua lunga carriera. Messe da parte le diavolerie elettroniche e sperimentali che avevano caratterizzato i suoi tour negli ultimi anni, Metheny inizia e finisce il suo lungo concerto in splendida solitudine, accompagnato in intimità soltanto dalla sua chitarra acustica. Con l’entrata in scena del britannico Gwilym Simcock al pianoforte, della malesiana Linda Oh al contrabbasso e della superstar Antonio Sanchez alla batteria, il sound cambia subito radicalmente divenendo più energico e compatto in brani lunghi e articolati in cui ogni componente ha lo spazio di mettersi in mostra ed al servizio degli altri. Il leader rimane sempre indissolubilmente Metheny, che come al solito cambia ben cinque chitarre durante la serata, passando dalla acustica fino a quella chiamata Picasso a 42 corde da lui stesso ideata, in una formazione dove riesce a dare il meglio di sé; un ritorno al passato che lo vede usare meno effetti e colpi ad effetto del solito, ma che di contro lo fa risultare evidentemente più efficace, mantenendo le varie composizioni del suo ormai ampissimo repertorio aperte al contributo dei suoi musicisti, davvero bravi ad imprimere ognuno il proprio tocco e la propria personalità. La Oh e Sanchez formano infatti una ritmica che è un lusso, potenti e precisi quanto originali e fantasiosi, con Simcock che dal canto suo riesce a ritagliarsi dei piccoli frammenti in cui appare fresco e in perfetta simbiosi con il fraseggio torrenziale di un Metheny sempre generoso con il suo pubblico. Il tutto esaurito della grande sala Santa Cecilia viene infatti ripagato con un concerto che sembra non finire mai e che nel finale regala tre splendidi duetti del leader con i suoi tre compagni in una armonia tra brani vecchi e nuovi che affascina, in quella che probabilmente rimane la migliore formazione di Metheny degli ultimi anni.



Segui Attica Blues (la trasmissione condotta da Luca Labrini e Pietro Zappacosta su Radio Onda Rossa ogni giovedì alle 16) su Twitter: @AtticaBluesRor