Denys Baptiste – The Late Trane

Denys Baptiste - The Late Trane

Edition Records – EDN1093 – 2017





Denys Baptiste: sax tenore, sax soprano

Nikki Yeoh: pianoforte, tastiere

Neil Charles: contrabbasso

Rod Youngs: batteria

ospiti:

Gary Crosby: contrabbasso

Steve Williamson: sax tenore






Denys Baptiste si misura con i brani dell’ultimo Coltrane in un progetto che rende omaggio fin dal titolo – The Late Trane, appunto – al grande sassofonista statunitense. Quest’anno ricorre il cinquantenario della scomparsa ed è normale che molti musicisti – e, in particolare, molti sassofonisti – si confrontino con la figura torreggiante di Coltrane, con i suoi bani e le sue sonorità, con la sua ricerca e la filosofia che l’ha ispirata. Baptiste si misura senza scorciatoie con i capisaldi dell’opera coltraniana: il quartetto guarda in modo aderente alle dinamiche del celeberrimo quartetto che possiamo ascoltare nei dischi dei primi anni sessanta e, pur senza scadere in una imitazione pedissequa, ne rintraccia i principi ispiratori e prende spunto da quelli per una riflessione sulla musica presentata nei dischi che hanno seguito A Love Supreme ed eseguita dal vivo nella parte conclusiva della carriera di Coltrane. E, nello specifico, da Living Space provengono l’omonimo brano e Dusk Dawn, mentre Vigil viene da Kulu Sé Mama. Ascent è contenuta in Sun Ship mentre da Transition sono tratti il brano omonimo e Dear Lord. Peace on Earth si può ascoltare su Infinity e After the Rain proviene da Impressions, disco in realtà pubblicato nel 1963. Infine Neptune e Astral Trane sono gli unici due temi originali, composti da Baptiste. diversi brani sono apparsi più volte nella discografia coltraniana e hanno conosciuto versioni dal vivo anche diverse tra loro.


Nel corso degli anni, si è avuto modo di ascoltare musicisti molto più incanalati nel binario tracciato da John Coltrane, McCoy Tyner, Jimmy Garrison ed Elvin Jones rispetto a quanto facciano Baptiste e i suoi musicisti: il tasso di indipendenza rimane presente anche in certi momenti del disco come il passaggio dub di Dusk Dawn o nella gestione del pedale conclusivo Ascent, virato verso un groove più vicino al R’n’B che a una visione di stretta osservanza modale oppure, ancora, la ritmica di ispirazione drum’n’bass di Vigil.


Le incisioni di Coltrane riversano ancora sull’ascoltatore tutta la forza e la passione dei loro protagonisti e, naturalmente, continueranno a fornire il punto di partenza per moltissimi altri musicisti che sentiranno il bisogno di esplorare e offrire loro prospettiva su un materiale fondamentale per la storia del jazz. Se i nostri sfuggono alla tentazione di clonare il linguaggio e propongono accenti diversi, il confronto è davvero arduo: il desiderio di giocare sullo stesso terreno del quartetto e l’intenzione di evocarne le dinamiche portano forzatamente a tenere sempre troppo presente la matrice originale. Nonostante questo, The Late Trane è un buon disco e mette in evidenza una formazione assolutamente valida e composta da strumentisti solidi. Il lavoro è onesto e, ovviamente, coraggioso: Baptiste riesce a traghettare all’interno del mondo coltraniano alcune delle tematiche proposte dal jazz dopo la sua morte. Una rilettura intensa e ben suonata, confezionata con cura e con rispetto, forse anche troppo.



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