Philipp Gropper’s Philm – Sun Ship

Philipp Gropper's Philm - Sun Ship

WhyPlayJazz – RS 038 – 2017



Philipp Gropper: sax tenore, composizioni

Elias Stemeseder: pianoforte, synth

Andreas Lang: contrabbasso

Oliver Steidle: batteria






Quartetto speditamente maturato in circa un quinquennio e già pervenuto alla terza incisione, sotto la leadership di Philipp Gropper, Philm è catalizzatore di verve spigolosa nelle sue dichiarate riletture della tradizione, entro una ricerca espressiva mirante in primis ad una configurazione aurale mercé un tratto comunicativo diretto.


La band qui incorpora un esplicito tributo alla patriarcalità coltraniana esordendo nella duplice Sun Ship, la cui materia viene ridisegnata senza letteralità e ancor meno calligrafia, mirando piuttosto a riviverne con respiro possente e tensioni scoperte la bruciante carica, impersonata senza mimesi imitative dal tenore di Gropper, già segnato d’autonomo carisma ed abile in figurazioni agili ma ancor più foriero d’angolosa drammaticità.


La centralità del programma è occupata dalle tre parti di J, sequenza in forma di laboratorio capriccioso ed anti-formale, in cui non latitano forti elementi di trasparenza e freschezza; storicamente superata (o forse no?) l’esigenza di sbandierare titoli “politici”, con non poco ma comunque risentito humour l’album abborda l’epilogo nella tripartita Who owns the World? dalle morfologie più intricate e drammaticamente rappresentative, in qui i quattro si mantengono “in parte” con vigoria e veemenza.


Nell’informarci di quanto un certo fronte del post-bop continui a conferire tributi al primo free senza per questo risultarne sminuito o carente in tensioni originali e di tempra attuale, nella configurazione dell’album notevole apporto scenico viene conferito dalle tastiere frizzanti ed inquiete del giovane e talentuoso austriaco Elias Stemeseder, in tattica coerenza con il drumming obliquo e fustigante di Oliver Steidle nonché con le plastiche instabili del contrabbasso di Andreas Lang, flussi spezzati e turbolenti su cui serpeggia l’ancia interrogativa e graffiante del leader, così completandosi la catturante fisionomia di un quartetto dalle tensioni aperte, e esponente di consistente peso specifico del fronte polemico dell’Euro-jazz.



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