Arve Henriksen – Towards Language

Arve Henriksen - Towards Language

Rune Grammofon – RLP 3192/RCD 2192 – 2017



Arve Henriksen: tromba, voce, elettroniche

Jan Bang: live-sampling, campionatori, programmazione

Eivind Aarset: chitarre, elettroniche



con:

Erik Honoré: synth, synth bass

Anna Maria Friman: voce






Apparentemente fluviale, la discografia dell’originale trombettista e avanguardista norvegese non è che alla nona uscita personale (comprendendo anche le partecipazioni in Chiaroscuro ed il ponderosissimo box Solidification, ma non contando le numerose collaborazioni, che nell’arco di un anno hanno compreso anche l’album in quartetto con Hamasyan-Bang-Aarset nonché l’appena più recente guest starring con il Trio Mediæval), ma quanto prodotto ha ormai sancito con sufficiente chiarezza le scelte estetiche e le strategie creative del Nostro.


Album-laboratorio al pari dei precedenti, Towards Language ad un primo ascolto non sembra però attingere ai medesimi tratti d’efficacia almeno guardando, in ordine di distanza temporale, al mirabile e cameristico interplay in The Nature Of Connections, al pugnace ricorso alle elettroniche nel più astratto, doppio Chron + Cosmic Creation, fino alle amalgame stilistiche di Places of Worship, accennando appena al già più remoto, ambizioso e inter-stilistico Cartography, unico episodio da titolare in area ECM.


Di fatto, i già noti stilemi e strategie del Nostro appaiono coerentemente mantenuti entro un ennesimo album a programma, che funzionalmente si giova dell’apporto di “naturali” partner quali gli apprezzatissimi Jan Bang e Eivind Aarset, in una line-up piuttosto ristretta, in tal caso aperta ad un ben ritrovato Erik Honoré nonché alla consorte ed animatrice del Trio Mediæval, Anna Maria Friman.


Apparentemente non salienti i tratti di novità, nei materiali si conferiscono vari tributi a contigui mondi creativi, da Hassell a certe frange dell’elettronica, con l’importazione ispirativa di compositori contemporanei alquanto distanti, quali Toru Takemitsu o Manuel de Falla.


Di questi ultimi potranno far fede le connotazioni orientaleggianti e sospese dell’eponima Toward Language, mentre poco letterale risuona la trasposizione dall’autore ispanico nella nebulosa Transitory; di ben maggiori suggestioni la mistica a tinte abbacinanti di Demarcation Line, non prive di fascino e profilo stilistico le pulsazioni pregnanti in Groundswell, tutti passaggi in cui si dipanano le setose figurazioni della “flautata” e scabra nota timbrica della tromba del titolare, ed originale e netto investimento espressivo viene investito nella conclusiva Paridae, ospitante la vocalità di Friman, conciso passaggio in linea diretta con la nordica tradizione Kven.


Improbabile attendersi forza o tinte nette entro materiali abitualmente viventi di trame esili, filigrane ed interazioni sottili (che per ragioni eguali e contrarie possono però esser rivoltate quale “alibi ispirativo”): Towards Language è in assoluto un lavoro vivente d’interiorità e di spettacolarità estremamente rarefatta in cui sono centellinati gli interventi dei selezionatissimi partecipanti, e probabilmente è al terzultimo, sunnominato album Places of Worship che possiamo avvicinare per spirito ed esiti formali il presente, che al paragone vi apparirà di tratto apparentemente meno incisivo.


Insomma, la ricerca di Hersiksen da questo appuntamento non emerge accresciuta, in forma saliente o almeno parziale, se non per forme esplorative emergenti in minore da dettagli, e che nel loro complesso lasciano dubitare della “necessità” di tale passaggio nella progressione dell’autore, non riscontrandovi il ben maggiore mordente ideativo di precedenti incisioni (da recuperare – potendo sempre abbeverarsi al monumentale Solidification, summa delle prime e più decisive uscite presso Rune Grammofon ); non registrando innovazioni sensibili negli stilemi henrikseniani, si potrà collocare quest’ultimo elaborato discografico dalle energie minimali quale fluidificante nel continuum discografico del comunque originale sperimentatore norvegese.