Riccardo Fassi Quartet – Portraits of Interior Landscape

Riccardo Fassi Quartet - Portraits of Interior Landscape

Alfa Music – AFMCD185 – 2017




Riccardo Fassi: pianoforte, Fender Rhodes, tastiere, minimoog

Stefano Cantarano: contrabbasso

Marco Valeri: batteria

Pietro Iodice: batteria

Alex Sipiagin: tromba





Riccardo Fassi occupa un posto ben preciso nel panorama jazz italiano ed internazionale. Pianista, compositore, band leader e autore di progetti importanti tra cui quello della Tankio Band, eccelle nell’uso delle tastiere elettriche, strumenti che riesce a manipolare con creatività, tirando fuori soluzioni sonore inusuali nel mondo del jazz. Nel corso degli anni ha sviluppato un linguaggio originale grazie anche a collaborazioni con importanti esponenti del jazz mondiale.


In questo suo ultimo lavoro, intitolato Portrait of Interior Landscape, è rappresentata l’idea di musica e jazz che caratterizza l’arte di Fassi. Il disco è in quartetto con Alex Sipiagin alla tromba. Il pianista si destreggia, come è suo costume, anche nell’uso di tastiere elettroniche che conquistano spazi rilevanti all’interno delle undici composizioni originali scritte da lui stesso. Il progetto non esula dall’avere una base melodica che rende anche gli sperimentalismi più accondiscenti e fruibili. E qui c’è la destrezza e la capacità di Fassi di rendere semplice ciò che non è, di far apparire l’invisibile che alberga nella sua anima. Come l’aver inserito in Allegro Rabarbaro una deliziosa marcetta all’interno di un pezzo strutturato jazz e che i ritmi “marziali” ne inquietano ironicamente le fattezze. Eccellente è anche il blues sporco e oscuro di Bass In The Dark, pezzo che sembra avvitarsi su sé stesso con Sipiagin che detta le cadenze con colpi ben precisi di tromba e Fassi che va giù profondo con la tastiera. Lirico e suggestivo è For Kenny. Un assolo di contrabbasso introduce al ricordo del celebre trombettista Kenny Wheeler, rivissuto attraverso le note intense della tromba. Cambio d’atmosfera con lo scanzonato e divertente, semi latin, Sathow, che precede la splendida ballad evansiana intitolata Some Bass From Bill. Qui Sipiagin supera se stesso per immedesimazione e destrezza nell’improvvisare. Anche l’assolo di Fassi al pianoforte non teme rivali di sorta. Prefetto di Ferro stravolge l’ambiente attraverso una sequenza prog che si trasforma in jazz rock dall’andamento sfrenato. Il rarefatto Strange Night riprende quel tono lirico che è parte integrante di un progetto costruito sulla qualità compositiva e su di un jazz che sposa la contemporaneità vissuta attraverso una continua ricerca di nuove strade.



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