Christian Wallumrød Ensemble – Kurzsam and Fulger

Christian Wallumrød Ensemble - Kurzsam and Fulger

Hubro music – HUBROCD 2573/HUBROLP 3573 – 2016



Christian Wallumrød: pianoforte, harmonium

Eivind Lønning: tromba

Espen Reitertsen: sassofono

Tove Torngren: violoncello

Per Oddvar Johansen: batteria, vibrafono






Attacco decisamente “in medias res” per la giovane formazione norrena, che si ripropone quasi intatta dopo il precedente Outstairs, registrando l’astensione del solo violinista Gjermund Larsen, e confermandosi dunque la fedeltà dei freschi comprimari alle già affermate strategie creative dell’Autore.


Marciante ed abbordabile l’impulsività ritmica dell’introduttiva Haksong, precedente la tintinnante e misteriosa Fulgsam: questa breve sequenza già consente di ritrovare il caratteristico gioco d’orchestrazione del pianista, con maggior pienezza espressa nell’instabile Langsam, che meglio richiama gli schemi compositivi ed il peculiare trattamento e gioco cameristico degli strumenti, per metà pertinenti al mondo del jazz e per metà di controparte accademica (non fungente nessuna delle due da negazione o paradosso nei rispetti dell’altra), tutti richiamati peraltro ad un esplorativo lavoro sul potenziale acustico non ortodosso.


Ancora, un passaggio quale Phoniks non risuona poi tanto differente dalle sconcertanti soluzioni in stile Dans les Arbres (altra “regolare” band del pianista), segnate da dichiarate, grandi libertà d’impianto governate da forze eoliche ed importante dominante caotica; pervasivo il gusto ludico da avanguardia storica impregnante la suggestiva Klafferas, che introduce il pianismo meditativo, di solennità antifonale in Arpsam, ritrovando sul finale (Kurzsam und Onward) di nuovo identificabili soluzioni wallumrodiane, in primis nelle iterative formule ritmiche, ad incorniciare sortite pianistiche via via più fragili fino all’evanescenza complessiva del Suono.


Sempre segnato dalla percussione “spazzolata” o comunque di tessitura alta, il groove della band permane per lo più frusciante e a tratti scivoloso, ed il sound complessivo ripropone i già noti e peculiari stilemi: questo laboratorio avant-jazz (sempre piuttosto peculiare peraltro) attinge sempre a frange estreme della Creative-music così come, e senza apparenti forzature, si connette alle polifonie strumentali del Rinascimento, evidentemente studiatissimo dal Nostro, persistente nelle proprie personali speculazioni.


Si può infine scorgere in questa occasione un relativo alleggerimento di tensioni, che non osta rinnovata credibilità mantenendosi sempre elevato il gusto per la sorpresa e comunque non minime le progressioni fuori schema: non appare dunque contraddetto o sminuito lo spirito dell’opus del creativo norvegese rispetto a quanto probabilmente introdotto quale preludio di una nuova stagione creativa, segnata da relativamente inattesi, sparsi elementi di freschezza e fruibilità.



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