Stein Urheim – Utopian Tales

Stein Urheim - Utopian Tales

Hubro Music – Hubro CD 2585 / LP 3585 – 2017



Cosmolodic Orchestra:

Stein Urheim: chitarre, voce, tanbur turco, tamboura, basso, sampler, collages, elettroniche

Per Jørgensen: tromba, voce

Kjetil Møster: sassofoni, clarinetto, elettroniche

Ole Morten Vågan: contrabbasso

Kåre Opheim: batteria, percussioni

Mari Kvien Brunvoll: voce, sampler, elettroniche

Jørgen Træen: modular synth, effetti






Con non poco spirito di provocazione l’album è aperto da fresca musicalità, nonchalante e di clima vacanziero, sarà per le setose fluenze chitarristiche (espresse sia in acustico che in elettrico) del titolare, con vaghi sentori d’Oriente e meno vaghe risonanze West Coast, ma le carte in tavola si rimescolano rapidamente, con repentina mutazione di scenario: i “racconti utopici” di Stein Urheim e sodali s’articolano forti non tanto del ventaglio strumentale quanto del mélange di personalità qui riunite, che con segni non sempre immediati dispensano un patchwork visionario improntato all’agile alternanza stilistica.


Tra gli ingredienti di base di una così originale progettualità, oltre ai determinanti interventi di mixaggio vi è in termini di performance un poco scontato approccio in chiave di micro-tonalità, che accorcia le distanze dell’Occidente con le controparti del Levante e del Sud del mondo (e che più volte s’è notata quale chiave esplorativa delle più giovani formazioni “avant”), comportando ancor meno scontate implicazioni sulle ricadute d’ordine esistenziale e sociale di tale apertura immaginativa, che non lascerà freddi estimatori di free, Ambient e (una certa) World music, così come potrà metter d’accordo aficionados della psichedelia ed esigenti cultori dell’Avanguardia storica.


La coralità multi-idiomatica dell’ineffabile (quanto agguerrita) Cosmolodic Orchestra suona del tutto coerente con il variegato parterre e lo spirito di sorpresa abilmente mantenuto dal nuovo catalogo Hubro, in cui non abdica lo spirito “avant” e l’autonomia “indie”, insufflando primariamente forte vitalità ad un’ampia corrente neo-pop che, in apparenza senza soverchi pudori, alita su un plasma fecondo che impronta con modalità via via più dilaganti le morfologie creative di questo fine decennio.