Paolo Russo & Ensemble MidtVest – Tangology

Paolo Russo & Ensemble MidtVest - Tangology

ExLibris – EXLCD30185 – 2017





Paolo Russo: bandoneon, composizione, direzione musicale

Ana Feitosa: violino

Charlotte Norholt: flauto

Peter Kirstein: oboe

Tommaso Lonquich: clarinetto

Neil Page: corno

Yavor Petkov: fagotto

Martin Qvist Hansen: pianoforte






Tangology è una suite in undici movimenti. Come spiega Paolo Russo all’interno del booklet, il concerto racconta il percorso del bandoneon, il viaggio dello strumento dall’Europa al Sud America, la sua capacità di diventare la voce della musica popolare argentina, l’affermazione sulle note del tango e delle milonghe, salire agli onori delle sale da concerto più rinomate e, infine, tornare in Europa nelle mani die musicisti che in questi anni più recenti lo hanno “riscoperto” e hanno messo al centro della loro espressività il suo suono così riconoscibile. Il risultato è in un concerto per bandoneon e ensemble da camera che si sviluppa sulle declinazioni del tango e accoglie accenti provenienti dalla tradizione musicale europea: in questo modo viene esplicitato l’artificio “scenico” del viaggio e, d’altro canto, Russo si offre la sponda per proseguire la sua ricerca intorno alle possibilità espressive di uno strumento ancora giovane e, troppo spesso, identificato in maniera stretta ed esclusiva con la musica argentina.


Il confronto innescato dalla scrittura di Russo offre lo spazio per riflettere sulle vicende sonore del bandoneon. Il tango naturalmente è al centro dello spettro espressivo dello strumento: se con le note di copertina e con i due recenti dischi in solo, il compositore suggerisce che la corrispondenza non è e non può essere necessariamente biunivoca, allo stesso tempo lo strumento ha plasmato la sua voce seguendo le necessità stilistiche delle musiche argentine e ha disegnato le atmosfere e dettato gli impulsi emotivi. La musica argentina viene filtrata attraverso prospettive differenti: un lavoro rispettoso, attento però a mettere in evidenza anche le origini italiane di Russo, la sua, ormai lunga, residenza in Danimarca, l’identità scandinava dell’Ensemlbe MidtVest e, non ultimi, i caratteri europei del bandoneon. Una visione in prospettiva più che una rilettura: non c’è l’intenzione di snaturare il tango o di utilizzarne il linguaggio stravolgendolo, quanto la coscienza di aggiungere con equilibrio i propri accenti nell’interpretazione e di utilizzare la composizione per superare gli automatismi e le dinamiche consuete dello strumento. La dimostrazione è nell’intreccio che caratterizza l’ultimo movimento: l’apertura pastorale e bucolica disegnata dall’ensemble su atmosfere musicali tipicamente nord europee viene squarciata, d’un tratto, dall’irrompere del bandoneon, su un passo cadenzato di tango; le due linee convergono su un terreno comune e sarà infine il bandoneon a ridisegnare le atmosfere più liriche ed elegiache con il momento in solo che conduce al finale.


E su questo binario plurale prendono corpo le interazioni tra il solista e l’ensemble. Canoni e interpretazioni si rincorrono, intuizioni personali e rispetto per le tradizioni concorrono a forgiare le lenti attraverso cui guardare al tango e alle storie musicali attraversate dal bandoneon. E naturalmente lo stesso approccio viene applicato alla musica da camera e ai vari riferimenti fatti alla letteratura classica. Il tango è senza dubbio il filo conduttore del lavoro: gli undici movimenti mostrano, però, tutta una serie di possibilità per entrare ed uscire dalle griglie espressive del genere con fluido equilibrio. Come si diceva sopra: si unisce il rispetto per il linguaggio e la conoscenza dei meccanismi che lo animano con il rispetto per la propria personalità e le storie attraversate. La composizione diventa una chiave per riuscire a prendere un ulteriore passo indietro e tratteggiare ogni atmosfera e ogni suono tenendo sempre presente il senso del risultato complessivo.


Il bandoneon viaggia da una costa all’altra dell’Atlantico, il tango si presenta oggi come una musica universale grazie agli incontri con il jazz e al lavoro fatto da compositori argentini ed europei: Paolo Russo riesce con coerenza a far convivere le varie anime e a trasmettere nel racconto musicale il senso delle esperienze compiute per avvicinare il bandoneon, trovare il modo di utilizzarlo come propria voce espressiva e, infine, “piegarlo” verso possibilità meno consuete.



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