Alexander Hawkins / Elaine Mitchener Quartet – Uproot

Alexander Hawkins / Elaine Mitchener Quartet - Uproot

Intakt Records – CD 297 – 2017



Alexander Hawkins: pianoforte

Elaine Mitchener: voce

Neil Charles: contrabbasso

Stephen Davis: batteria, percussioni







Dichiarati apporti in chiave avant-garde nelle logiche e tessiture del presente album, i cui contitolari s’installano per diritto tra le più consistenti figure dell’avant-jazz britannico, rispettivamente un curioso autodidatta dell’invenzione alle tastiere, già forte di una dozzina di prove discografiche, ed un’autorevole Dame del canto che incorpora un più globale performing corporeo e d’esposizione scenica.


Nominalmente sulla falsariga delle formule classiche del piano-trio a supporto vocale, le otto tracce sono sviluppate discostandosi dalle più consuete formule repertoriali, e dichiarandosi pressoché immediatamente entro un nient’affatto scontato, ed alquanto personale, filone espressivo.


Alla vocalist che, coerentemente al proprio cursus formativo, incorpora nel cantato non poche espressioni del camerismo accademico contemporaneo, risaltando per potenza, grinta e gamma rappresentativa, s’affianca, e tratti s’oppone, l’istinto esplorativo della tastiera, di veemente e percussiva assertività, abile nel far propria la distillazione di stilemi jazz, qui sublimati in essenza e spesso trascesi.


La serrata incisività condivisa in carattere dalla sezione ritmica si palesa alquanto “in parte” nel dar corpo alle incalzanti rappresentazioni della band, di supporto e tangenti agli apporti solistici (ma più correttamente “personali”) di voce e piano, relativamente indipendenti nelle proprie traiettorie di ricerca istantanea (forse di qualche misura più spiccata nel caso del cantato, probabilmente in ragione anche delle componenti attoriali), inusuale nella resa formale e che attinge con inesauribile famelicità alle più viscerali radici di quello spirito drammatico che lo scorso fine secolo ha espresso lungo non sempre paralleli filoni.


Così la band procede e si autoespone, senza apparente tema d’alienarsi gradimento e pazienza dell’ascoltatore mainstream, che potrebbe comunque giovarsi di un’autentica occasione per addentrarsi oltre i propri argini di riferimento, abbeverando le proprie attenzioni e curiosità nel notevole progetto estetico, idiosincratico e originale, di due propositivi leader.


Da conoscere.



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