Massimo Simonini: solo per theremin preparato

Foto: Fabio Ciminiera










Massimo Simonini: solo per theremin preparato

Giulianova. Arte e Cioccolato – 25.11.2017



Massimo Simonini: theremin preparato

Giuseppe Di Berardino ha voluto presentare al pubblico dell’Associazione Grido di Giulianova il percorso di Angelica, festival e laboratorio di esperienze musicali di ricerca. Per fare questo, ha invitato Massimo Simonini, direttore artistico e organizzativo, uno degli animatori sin dall’avvio del festival, e ha dato vita ad una giornata composta da un dibattito pubblico e da un concerto per solo theremin preparato.


La vicenda del festival è stata naturalmente al centro dell’incontro pomeridiano. Le sue origini, la scelta del nome, gli aneddoti e le persone che si sono affiancati negli anni alla realizzazione della rassegna. Simonini ha tracciato lo stato di salute di una associazione che è riuscita a consolidarsi e ad allargare il proprio raggio di azione: una proposta di concerti e laboratori attiva durante tutto l’anno e una struttura capace di produrre dischi, oltre naturalmente alla rassegna primaverile che è arrivata quest’anno alla ventisettesima edizione. Le scelte rigorose fatte negli anni hanno avuto un riscontro tutto sommato positivo e hanno messo in equilibrio la convinzione della proposta e il dialogo con gli spettatori: d’altronde, in un contesto simile le due componenti si riconoscono in modo più stretto e reciproco, si stimolano e si incalzano di continuo.


Simonini i confrontano in modo stretto con il concetto di “limite”. E, in un certo senso, quest’aspetto ha rappresentato un punto di congiunzione tra l’incontro pomeridiano e il concerto. Una rassegna musicale di ricerca cammina su un filo sottile: deve rimanere fedele ai principi che si è data senza però diventare prigioniera di sé stessa; non deve cedere alle tentazioni di qualunque tenore siano – o, almeno, senza cedere in modo irrecuperabile… – e deve, insieme, tenere sempre gli occhi aperti sulle novità e correre rischi artistici. Parlando invece della preparazione del theremin, Simonini ha posto l’accento sulla costruzione di un oggetto dalla tecnologia vintage, assemblato mettendo insieme materiali nati per altri scopi – il “cervello” del macchinario, ad esempio, è un navigatore GPS di prima generazione – e superati, ormai, dagli strumenti di ideazione più recente: la scelta di non operare l’upgrade verso gli ultimi ritrovati della tecnica permette di mantenere un aspetto artigianale, utile per realizzare suoni “personali” e non omologati.


E il concerto si trasforma così in una vera e propria performance. Se l’esecuzione al theremin si lega naturalmente al gesto e ai movimenti del musicista, la scelta timbrica di Simonini amplifica ancora di più la dimensione dell’installazione sonora. Un percorso magmatico e stratificato in cui la voce e le attitudini abituali dello strumento vengono arricchite e frastagliate da inserti, rumori e effetti che tagliano in maniera obliqua il filo narrativo e portano l’interprete a rimettere di continuo in discussione il flusso del concerto. Una musica che sfugge per sua stessa costituzione ad ogni definizione per costruire di volta in volta i propri presupposti espressivi: echi e riflessi istantanei, indeterminatezza e improvvisazione, manipolazione del suono e gesto diventano ingredienti di un racconto che si alimenta e si rigenera, momento dopo momento.



Segui Fabio Ciminiera su Twitter: @fabiociminiera