La Compagnia del Trivelìn – Nella Terra dei Frippi

La Compagnia del Trivelìn - Nella Terra dei Frippi

KutMusic – KE044 – 2018



Massimo Barbiero: batteria, percussioni

Boris Savoldelli: voce, effetti vocali

Roberto Maria Zorzi: chitarra, dobro, zorzerie ®







Denominazione collettiva non nuova, quella Compagnia del Trivelìn qui incarnata da tre differenti talenti del nostro Settentrione musicale, e al cui riguardo si possono infatti già considerare più precedenti, in ambito sia letterario che teatrale, improntati alla nomea non proprio rassicurante di furbastri e malfidi avventurieri, per come tale “compagnia” viene intesa almeno nel nostro Nord-Est.


Taceremo sulla dignità di fede, ma quanto allo spirito avventuriero esso non sembra difettare nell’intricato canovaccio posto in opera e suono da tre esponenti del nostro Settentrione sonoro, che non tardano a porre i gioco le individuali carte creative: tali dunque le invenzioni e le intersezioni delle gamme vocali trattate da Boris Savoldelli, sia in presa diretta che (bis)trattate su campionatura ed effettistica, poca sorpresa sull’ampiezza di gamma e sull’efficacia delle interpunzioni percussive del titolatissimo Massimo Barbiero, completando la triade con le stratificazioni delle corde elettriche e del countryeggiante dobro, che forse a ragione della più riconosciuta voce di punta (ed in parte la mole di lavoro palesata dal solista) a tratti tendono ad agguantare una forma di protagonismo, peraltro concorde ad alcune logiche del lavoro.


Fedelmente alle premesse di una collaborazione inedita, si ricerca una connessione tra la saggia ironia popolare e filoni già ricchi in letteratura ma egualmente veraci quali il Country Blues alla John Lee Hooker, una tra le componenti del dilatato background del trio, pescante nell’agitato bacino della Creative Music (Bailey in testa) nonché nel regolarmente praticato (e mai tramontato) Progressive, e così ci si muove,


con evidente e sperimentato agio, entro quell’estesa “terra dei Frippi” traente il nome in primis da quei grandissimi fuoriclasse della chitarra (Fripp e Frith e scie correlate), giusto per richiamare il (relativo e occasionale) primariato delle corde, ma non intendendo sminuire l’apporto di sostanza e d’ingegno di tutti nell’imbastitura delle ricche e cangianti tessiture sonore.


Il semi-anonimato sornionamente scelto nell’immagine rischia di penalizzare un lavoro invece fitto d’inventiva e sfuggente ad una convenzionale descrizione, vissuto e partecipativo, il cui impegno non appare antitetico ad uno spirito anarcoide e a forti venature in humour (secondo gli animatori «l’idea di ridersi un po’ addosso è la migliore medicina per lo spirito e anche una buona forma di autopromozione») e, tirando le somme dell’appagante ascolto, caratterizzato da vivido spirito rappresentativo e corpo teatrante.