Aruán Ortiz Trio – Live in Zürich

Aruán Ortiz Trio - Live in Zürich

Intakt Records – CD 301 – 2018



Aruán Ortiz: pianoforte

Brad Jones: contrabbasso

Chad Taylor: batteria, mbiras






Insolita e spiccatamente atmosferica l’apertura della ripresa live dedicata allo sperimentato pianista e autore di natali cubani, vedette ormai definita e destinatario di nitida attenzione presso l’attiva label elvetica, fissato in occasione dello Unerhört!-Festival di Zurigo entro una formazione-trio a vocazione palesemente democratica: almeno così si coglie dalla paritaria ripartizione di ruoli entro la strutturata prima parte, bipartita tra le suggestive e complesse Analytical Symmetry e Fractal Sketches, di cui si offrono delle versioni lungamente maturate on stage di tali composizioni, e la esplicita rinuncia al protagonismo nel paritario e simbiotico coinvolgimento dei partner, del tutto rinnovati in quest’ultima formazione e mai scontati per caratura partecipativa e inventiva timbrica, si spende tra l’altro nell’investimento delle valenze ritmiche (ormai solo relativamente misconosciute) del pianoforte, di concerto e al servizio dello sfibrante lavoro d’arco del contrabbassista Brad Jones e della percussione dai distesi toni naturalistici di Chad Taylor.


Ulteriori gli spunti d’interesse del concentrato programma in cui, oltre che autore e solista, Ortiz si palesa anche originale revisore del làscito di grandi firme, tali il Coleman di Open or Close & the Sphynx, ma più a ritroso anche di un cantore ben più distante ma non certo trascurabile della tastiera, quale il Fréderic Chopin dello Étude #6 op. 10, reso nel sentire ortiziano in una progressione sinuosa e di grande obliquità, recuperando in conclusione il sempreverde patrimonio di Broadway lavorando su una trasfigurata e semi-irriconoscibile Alone Together (da Arthur Schwartz), esposta in forma desolata e fantasmatica.


Appare insomma ulteriormente dilatarsi lo spettro espressivo di Aruán Ortiz, le cui sortite sarebbe improbo tacciare di ripetitività: aliena da scorciatoie quali le esposizioni etniche (qui pressoché assenti) e la collocazione lungo filoni riconoscibili, la fruibilità del Nostro vive di attiva partecipazione all’ascolto, transitato oltre i confini tra jazz nero o bianco, coerente nei suoi tratti colti e ulteriormente foriero dei propri tratti caratteristici di meditazione dinamica.



link di riferimento:

www.aruan-ortiz.com