Rudi Manzoli “racconta” la musica di Joe Henderson

Foto: la copertina del disco










Rudi Manzoli “racconta” la musica di Joe Henderson



Gazelle, è un disco che trae ispirazione dalla musica del grande sassofonista Joe Henderson. Rudi Manzoli con passione e rispetto ci ha restituito un ritratto personale del musicista americano, dipingendolo attraverso il supporto di un ottetto di bravi musicisti e interpreti. Il risultato è un disco non celebrativo ma un’immagine di Henderson vista con gli occhi di un musicista che vive il jazz di oggi con lo sguardo piantato nelle sue radici più vere.



Jazz Convention: Rudi Manzoli, sassofonista e arrangiatore, come e quando è nato Gazelle, il progetto su Joe Henderson?


RM: I primi arrangiamenti dei brani, che poi ho usato per il disco, li ho scritti per l’esame finale al conservatorio di Milano. Ho avuto la fortuna di poterli suonare con dei musicisti che stimo molto. La sezione ritmica è quella del mio quartetto e anche la sezione dei fiati è fatta da musicisti altrettanto bravi. Il sound del gruppo mi piaceva, così ho deciso di arrangiare altri brani e registrarli. Inoltre uno dei pezzi contenuti nel disco l’ha arrangiato il pianista Michele Franzini.



JC: Joe Henderson è uno dei grandi sassofonisti della storia del jazz che suo malgrado è stato quasi sempre sottostimato.


RM: Questo è vero, nonostante vantasse già negli anni sessanta collaborazioni di tutto rispetto e il suo modo di suonare fosse già maturo. La critica non l’ha mai valorizzato come un innovatore e capo scuola che di fatto è stato. Negli anni novanta, ormai cinquantenne, ha vinto, finalmente, più di un Grammy e questo l’ha fatto entrare nel firmamento con le altre stelle del jazz.



JC: Perché hai scelto proprio lui e quali sono le peculiarità che ti hanno spinto ad appassionarti alla sua musica?


RM: Joe Henderson è stato come dicevo, un innovatore. Il suo linguaggio sia come solista che come autore è nato negli anni sessanta ed ha continuato ad esistere fino alla sua scomparsa nel 2000. Ma anche se sono passati quasi vent’anni da allora, credo che la sua musica si presti ad essere contestualizzata nel presente e che possa essere considerata attuale.



JC: Come è avvenuta la selezione delle composizioni da eseguire di Joe Henderson ?


RM: Alcuni brani che ho scelto appartengono al primo periodo della sua evoluzione musicale, quando le composizioni erano di stampo hard bop, mentre altri spaziano nel jazz rock, come la title track Gazelle. Oltre che uno dei più grandi solisti nella storia di questa musica, Joe Henderson ha scritto alcuni brani molto belli, interessanti sia dal punto di vista armonico che delle strutture. La scelta è stata facile…



JC: … e la scelta dei musicisti?


RM: Sono i musicisti ideali che avrei voluto per questo progetto. Più che altro sono stati loro a ispirarmi nella la scelta del nome del gruppo: Double Sided. È il nome attribuito al nastro biadesivo in inglese, letteralmente: che attacca da due parti. È stata la poliedricità di alcuni di loro a farmi venire in mente questo nome. In realtà anche il fatto che il repertorio sia in bilico tra hard bop e jazz rock lo rispecchia.



JC: Quali sono i loro nomi e quali strumenti suonano?


RM: Partendo dalla sezione fiati, Daniele Moretto alla tromba, Daniele Comoglio al sax alto, Rudi Manzoli al sax tenore, Andrea Andreoli al trombone, Federico De Zottis al sax baritono, Michele Franzini al piano/el., Marco Rottoli contrabbasso e Matteo Rebulla batteria.



JC: È stato difficoltoso arrangiare i pezzi per un ottetto?


RM: Visto che non l’avevo mai fatto direi di si, ci ho impiegato più di un anno, decisamente troppo per un arrangiatore.



JC: Come hai legato la sezione ritmica e i fiati? E che suono volevi che venisse fuori?


RM: Alcuni brani sono per quintetto con sax tenore e tromba o addirittura per sezione ritmica e tre fiati già nelle versioni originali, visto che lui stesso era una arrangiatore, quindi legare i fiati alla sezione ritmica è stato abbastanza spontaneo. Ho cercato di essere il più spontaneo possibile anche nelle parti scritte da me, come le intro, gli special e i background. L’idea era quella di avere un sound vicino a quello del jazz contemporaneo.



JC: Che sensazioni da suonare Gazelle dal vivo con una formazione così ampia?


RM: Per me è in piacere ogni volta che ci esibiamo, perchè ho la possibilità di suonare e sentire quello che ho scritto. Uno dei suoi dischi che preferisco, anzi uno dei miei dischi preferiti in assoluto è “Big Band”, la formazione che adotta è proprio quella di una big band e i brani contenuti nell’album sono per lo più sue composizioni, non in tutti gli arrangiamenti ma credo di essere stato influenzato da quel disco. In “Inner Urge” ho armonizzato due chorus del suo solo per i cinque fiati e l’intro di “Jinrikisha” è presa da un’altra sua improvvisazione contenuta in “Page One”, il primo disco di Joe Henderson come leader.



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