Frode Haltli – Avant Folk

Frode Haltli - Avant Folk

Hubro Music Hubro – LP/DL/CD2604 – 2018



Frode Haltli: fisarmonica

Erlend Apneseth: violini Hardanger

Hans P. Kjorstad: violino

Rolf-Erik Nystrøm: sassofoni

Hildegunn Øiseth: tromba, corno caprino, voce

Ståle Storløkken: harmonium, synth

Juhani Silvola: chitarre, elettroniche

Oddrun Lilja Jonsdottir: chitarre, voce

Fredrik Luhr Dietrichson: contrabbasso

Siv Øyunn Kjenstad: batteria, voce






Sornione e ronzante esordisce la musicalità – esplosiva e di colore a pieno sviluppo – di Hug, track introduttiva del nuovissimo lavoro del giovane veterano di tastiere a mantice e nuove visioni Frode Haltli, che torna alla formula in collettivo dopo le suggestive meditazioni in solitario raccolte nel precedente Vagabonde Blu.


Vi è qui una piena, e contagiosa, combinazione orchestrale di strumenti in parte appartenenti alla tradizione, non tanto per l’identità quanto per le caratterizzazioni vocali, così dunque rileviamo con gusto la doppia ed appena asimmetrica rappresentazione delle voci violinistiche, cordofoni e chitarre di tocco africaneggiante, così come forieri di un’originale sintesi tra colori del subcontinente indiano e spiritualità del popolo blues, gli apporti di peculiare carattere di tromba e corno caprino e l’esotismo dello harmonium, sostenuti da una corrente ritmica toccante un groove di corpo ligneo particolarmente nella track in oggetto; si rileveranno richiami non del tutto blandi con le più recenti esternazioni di una Nils Økland Band, e certamente con le applicazioni idiomatiche del World secondo il multilingue ensemble Siwan di un Jon Balke, giusto dovessimo limitarci alle analogie più a portata di memoria, è in realtà ben più vasta e temporalmente articolata l’edificazione del nordico patrimonio Avant Folk (stante la ormai naturale disposizione al melting esplicitati dai nuovi musicisti di Norvegia), che qui tocca un inatteso, trascinante e benvenuto exploit nella forma di un passaggio musicale da consumare e condividere, come sempre meno si palesa da parte della musica di qualità.


I rimanenti materiali si sviluppano coerenti, pur entro dimensioni e per cifre di minore immediatezza, tale la pulsazione degli archi in Trio, di chiaroscurale forza, la marcia di tempra tribale in Kingo (che nominalmente adombra un non troppo occulto tributo alle ritmiche d’Africa, qui in instabile bilanciamento con le saettanti sortite d’accordion e sax); il corpo elettroacustico della sperimentante Gråtar’n richiama nelle sue nebulose tensioni i transiti avant-garde del titolare, conducendo all’epilogo del pentapartito album nell’ibrida forma di Neid, inquieta nella libera dispensazione di ruoli dell’ensemble che qui ribalta il senso danzante del prologo verso un alacremente abitato camerismo para-jazz.


Chissamai volessimo tributare genitorialità alla stravagante (quanto funzionale) dicitura Avant Folk l’indagine potrebbe rivelarsi estenuante e vana, ma qui ne riscontriamo una manifestazione, se non una celebrazione affidata al talento di un robusto ed agguerrito ensemble in cui riconosciamo il navigato Ståle Storløkken ed il giovane talento d’arco Erlend Apneseth, certamente di profilo non inferiore e laboriosamente attivi gli altri arruolati nella line-up sotto la dotta (e divertita) regia di un sempre grande Haltli, di carismatica disposizione alla resa scenica (e chi lo avesse seguito su palcoscenico ne avrà apprezzato anche visivamente l’ormai consumata perizia tecnica), e primum inter pares entro un programma che forse non porterà avanti il profilo del dichiarato filone, ma certamente lo rinsalda mediante l’apporto di motivate energie e forza creativa.



Link di riferimento: frodehaltli.com