Intervista a Natascia Gazzana

Foto: Evandro Inetti – dal sito del Duo Gazzana










Intervista a Natascia Gazzana

Il Duo Gazzana arriva al terzo disco pubblicato per ECM New Series – questa volta si concentrano sulle musiche di Ravel, Franck, Ligeti e Messiaen, come recita il sobrio titolo del lavoro – ed è una realtà ormai conosciuta anche al di là del mondo classico. Il duo è formato dalle sorelle Gazzana: Natascia al violino e Raffaella al pianoforte. Abbiamo avuto modo di sentire Natascia Gazzana che ci ha illustrato il progetto.



Jazz Convention: Parliamo subito di questo album in cui avete esplorato principalmente la musica del Novecento…


Natascia Gazzana: Nei due precedenti CD che abbiamo realizzato per ECM New Series, il repertorio era focalizzato sul Ventesimo e Ventunesimo secolo: nel nuovo, siamo andati un po’ a ritroso e, addirittura, due brani risalgono alla fine dell’Ottocento, mi riferisco a due sonate di Ravel e Franck. Come è uso anche nei nostri recital, ci piace guardare al passato per ritrovare quelle caratteristiche che vengono sviluppate da altri compositori a noi più vicini nel tempo. Ed è per questo motivo che siamo partiti dalla Sonata di Franck per giungere ad un compositore come Olivier Messiaen che nel 1932 ha scritto questo pezzo geniale, Thème et Variations, per violino e pianoforte. 



JC: Notavo che avete scelto tutte opere giovanili dai quattro autori presi in considerazione: li avete colti nel momento in cui iniziava la loro formazione musicale?


NG: In effetti, Ravel e Ligeti hanno scritto i brani che abbiamo suonato in età davvero giovanile. Franck ha completato il motivo in età più avanzata ma l’aveva “abbozzato” trent’anni prima. Sono tutti i brani che contengono delle grandi premesse che vengono successivamente sviluppate nella vita musicale di questi compositori. Anche nel CD precedente abbiamo eseguito la Toccata per violino e pianoforte che William Walton aveva scritto poco più che ventenne: ci piace indagare questa fase dei vari compositori perché ci permette di cogliere la freschezza unita alla genialità che poi scaturisce nelle opere successive, anche se i brani che abbiamo scelto sono già dei capolavori.



JC: Anche se poi prenderà altre direzioni nella maturità, nel brano di Ligeti, ad esempio, ritroviamo alcune tracce di quello che sarà poi il suo grande percorso…


NG: Anche se questo è un motivo che lui compose ancora prima di finire gli studi, risente del folklore romeno di Béla Bartok, però c’è già tutto Ligeti. È un pezzo che ci fa particolarmente piacere presentare poiché è una prima registrazione assoluta: mia sorella ed io amiamo molto l’opera di Ligeti e ci siamo sempre interrogate sul perché non abbia scritto nulla per un organico come il nostro che comunque è abbastanza importante e frequentato. Così ci siamo messe alla ricerca, all’interno del suo catalogo, e abbiamo individuato questo motivo breve ma carico di suggestioni: il brano è stato composto quando la sua famiglia è stata internata in un campo di concentramento e ne uscirono vivi solo lui e la madre, un pezzo scritto con molta ironia, quasi a volersi distaccare da quel periodo della sua vita. Abbiamo avuto un enorme aiuto dalla ECM per ottenere lo spartito dalla casa editrice Schott Music, si potrebbe dire quasi direttamente dal cassetto del compositore, visto che deve essere ancora inviato alle stampe.



JC: Com’è il vostro rapporto con Manfred Eicher?


NG: La registrazione per ECM è un processo molto lungo: anche nei precedenti dischi Manfred Eicher ci ha lasciato libere per la scelta del programma. Siamo state noi ad orientarci su queste pagine poiché sono quelle che proponiamo al pubblico con maggior piacere. Detto ciò, abbiamo concertato insieme a lui la successione dei brani, i legami che amiamo mettere in mostra. È importantissimo l’apporto che Manfred Eicher offre soprattutto al momento della registrazione: credo che sia davvero uno dei pochi produttori al mondo che partecipa attivamente alle incisioni dei propri artisti, è in studio insieme a noi, all’ingegnere del suono, sa esattamente come relazionarsi ad un artista in un momento così delicato. È senz’altro una presenza di forte ispirazione. Una fase importante della registrazione è dedicata al posizionamento dei microfoni, all’ascolto, proprio per cercare la purezza del suono che caratterizza tutte le creazioni della ECM. Questo progetto è stato registrato più di un anno fa: ogni dettaglio viene curato in maniera estrema, diventa quasi un oggetto prezioso. Abbiamo una bellissima copertina di Henri Cartier-Bresson – che abbiamo scelto insieme dopo aver visto una notevole quantità di immagini – perché rappresenta al meglio lo spirito dei brani che interpretiamo. Il booklet è curato da importanti musicologi… C’è un lavoro dietro importante e meticoloso. Il disco l’abbiamo inciso nell’Auditorium della RSI a Lugano: è un po’ surreale trovarsi in una sala nata per i concerti e capace di contenere una grande orchestra, però si tratta di un ambiente acusticamente perfetto per la musica da camera, dotato di strumentazioni all’avanguardia. Il livello è altissimo: considera che mia sorella ha potuto scegliere tra tre Steinway per trovare quello più adatto a lei.



JC: Quali sono i tuoi ascolti al di fuori della musica classica? Qual è il tuo rapporto con il jazz e con l’improvvisazione?


NG: Premetto che non mi rimane molto tempo per ascoltare musica quando studio o preparo un programma e quasi si anela il silenzio in quei momenti; come musicista classica, i miei ascolti sono principalmente orientati sulla musica classica, nelle varie manifestazioni dall’opera alla contemporanea. Tuttavia, mi piace moltissimo scoprire nuove forme di musica soprattutto quando viaggiamo: per me è un grande stimolo cercare nuovi suoni nei paesi in cui ci rechiamo e si manifestano delle interessanti scoperte. Siamo state in Iran di recente, abbiamo visitato un museo degli strumenti locali e ho fatto un vero e proprio rifornimento di musiche assolutamente interessanti. Amo ascoltare le musiche tradizionali. Per quanto riguarda la prassi improvvisativa, mi dispiace che nel mondo classico si sia andata perdendo nel corso del tempo: oggi siamo molto legati allo spartito, al dettaglio indicato in partitura dai compositori. Il nostro margine di improvvisazione è molto ristretto: rimane un limite, per me, non aver mai curato l’aspetto dell’improvvisazione, una dimensione affascinante e che mi incuriosisce.



JC: Quali saranno gli appuntamenti che vi vedranno protagoniste nei prossimi mesi?


NG: Dopo la promozione del disco, sia con le interviste che con gli incontri pubblici, avremo un appuntamento molto importante e davvero emozionante ad Odessa, dove ci misureremo con un progetto legato al regista russo Andrej Tarkovskij. Inoltre Odessa ha una scuola importantissima per ciò che concerne il violino, basti pensare che David Ojstrach è nato lì per capire quale possa essere l’emozione di suonare in quella città. Ci esibiremo, poi, in Svizzera e in Austria ed infine, a luglio, al Ravenna Festival con un concerto quasi monografico dedicato a Valentin Silvestrov in occasione dei suoi ottant’anni. Avevamo proposto alcuni suoi motivi nei nostri precedenti dischi e, poi, è nata una grande affinità con questo compositore che ci affascina molto e ci ha dedicato anche dei brani che eseguiremo a Ravenna direttamente dal manoscritto, dal momento che non sono ancora stati stampati.




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