JAZU: Jazz from Japan. Recensioni. Hakuei Kim. Resonance

JAZU: Jazz from Japan. Recensioni. Hakuei Kim. Resonance

Universal Classics & Jazz – UCCJ-2150 – 2018




Hakuei Kim: pianoforte, Neovichord, sintetizzatori






Dopo aver dato alle stampe “Break the Ice” nel 2011, il pianista Hakuei Kim giunge alla sua seconda prova in piano solo, consolidando e arricchendo il lessico del suo monologo musicale, a riprova di uno sviluppo artistico sempre in divenire.


Nato e cresciuto in Giappone, ma di origine nippo-coreane, Kim si è formato musicalmente nel Conservatorio di Sidney in Australia, dove ha approfondito lo studio del jazz e dell’improvvisazione sotto l’egida del maestro Mike Nock. Stabilitosi successivamente a Tokyo, ha fatto della capitale nipponica la base operativa della sua attività musicale affermandosi come uno dei pianisti più talentuosi e apprezzati della scena jazzistica giapponese.


Per percorrere le numerose trame e la multiforme natura di questo album potremmo idealmente dividere le tracce che lo compongono in tre macrogruppi, raggruppandole per approccio e stile.


Il primo raccoglie personali rivisitazioni di celebri standard per i quali Kim adotta strutture ritmiche più marcate (Take Five), ardite scomposizioni melodiche percorse da incombenti nuvole tempestose (Moon River) o dinamiche riletture corredate da sincopi spigolose (What is This Thing Called Love). Ad essi vanno ad aggiungersi tributi più moderni e dalla visione stilistica più ampia ai quali appartengono i rimaneggiamenti di A Lotus on Irish Streams, un vecchio ed evocativo brano della Mahavishnu Orchestra, il regolare moto ondoso di Land of the Long White Cloud, a firma del suo mentore Mike Nock, o l’inno popolare australiano Waltzing Matilda.


Il secondo presenta la vena più sperimentale di Kim attraverso libere improvvisazioni (Improvisation “N and M”) e composizioni dal sapore barocco (The Concert) nelle quali il pianista fa un ampio uso di sintetizzatori e dell’innovativo Neovichord, una rielaborazione semiacustica e aggiornata dell’antico clavicordo.


Il terzo ed ultimo insieme include le composizioni originali del pianista, rivelatrici della profonda sensibilità e personale sintesi stilistica di Kim, che in esse riversa un ispirato e sincero amore per le melodie dalle ampie volute (Delayed Resolution), lasciando spazio a tese esplorazioni a cavallo di ostinati ritmici (The Streets of Detroit) e intense narrazioni in musica (A Night in the Castle City).


In Resonance, Kim percorre le tante influenze che sono servite da ispirazione lungo il suo percorso musicale, mostrandoci la visione cosmopolita e musicalmente onnivora di un artista a tuttotondo colto in uno dei momenti più maturi e fecondi del suo cammino.



Segui Jazz Convention su Twitter: @jazzconvention