Enrico Intra: il jazz nel DNA

Foto: Archivio Fabio Ciminiera










Enrico Intra: Enrico Intra: il jazz nel DNA

Da sempre, Enrico Intra indica la strada da percorrere alle nuove generazioni di jazzisti. Con disinvoltura passa dal jazz moderno alla musica contemporanea con un orecchio di riguardo ai suoi amici cantautori. Recentemente, nel suo repertorio, sempre aggiornato, è entrata la delicata ballad dedicata a Enzo Jannacci con “El purtav le scarp de tennis”. Quella del pianista è una musica originale e raffinata. Anche a JazzMi sorprenderà il suo pubblico con qualche novità.


In occasione del concerto che il pianista terrà il 2 novembre 2018 al Teatro Gerolamo di Milano per JazzMi, pubblichiamo di seguito, l’intervista che il maestro Enrico Intra ha rilasciato a Giuseppe Ferdico per il suo libro “Jazz a Milano – concerti, dischi, radio e interviste” (Edizioni Pegasus). Il libro si trova anche in vendita in tutte le libree online.



Parlando del cantante Ray Martino, e dei suoi esordi è doveroso ricordare che Ray deve molto al pianista Jazz Enrico Intra. Nel 1962, quando il Maestro Intra ha fondato L’Intra-Derby club, in via Monte Rosa 84 a Milano: nel programma c’era musica jazz e cabaret. Uno dei primi cantanti ingaggiati è stato proprio Ray. In seguito Enrico Intra quando ha lasciato il Derby per aprire l’Intra’s club vicino la galleria di Corso Vittorio Emanuele, il nostro cantante lo ha seguito esibendosi anche in questo locale. Il 15 ottobre 2017 presso la sala Barozzi dell’Unione Italiana Ciechi in via Vivaio 7, il fondatore del Derby ha partecipato allo spettacolo Tutti al derby club con le canzoni di Enzo Jannacci e dei Gufi. Il Maestro Intra si è esibito in piano solo con una ballad delicata e dedicata a Jannacci: I scarp de tennis. Altri partecipanti Roberto Brivio, Grazia Maria Raimondi, Paolo Rossi, Lucia Vasini, i ragazzi dei Civici Corsi di Jazz: Giuseppe Blanco (piano), Antonio Bove (contrabbasso) e la cantante Bianca Balestra, il gruppo folk Il baule dei suoni e il quintetto vocale degli Alti e Bassi.



Giuseppe Ferdico: Maestro Intra, negli anni 50, quando incidevi per la Voce del padrone ti facevi chiamare L’Ester Freeman da dove viene questo nome? (ancora oggi questi dischi sono ricercati dai collezionisti nelle aste on line)


Enrico Intra: la fusione del nome e del cognome del sassofonista Lester Young e del pianista Russ Freeman



GF: Nel 1952 la pubblicazione francese Hot jazz, nell’annuale referendum, ti aveva segnalato tra i migliori nuovi talenti dell’anno. Però la tua rivelazione al grande pubblico del jazz quando avvenne?


EI: Nel 1957 in occasione della esibizione del Trio allo Storico Festival Jazz di Sanremo organizzato da Arrigo Polillo e Pino Maffei



GF: In quegli anni il tuo stile era influenzato dal cool californiano. Quali musicisti ti avevano impressionato?3


EI: Direi tutti quelli che colmavano la mia ignoranza musicale. Dopo di che lavorava la mia predisposizione nel cercare altro – soprattutto il non ripetitivo – alla ricerca di un modo che appartenesse alla mia sensibilità. Non so se l’ho trovato ma almeno ci ho provato e ci provo ancora oggi tormentato dal dover suonare il già “Suonato”.



GF: Ricordando ai lettori che nel 1958, nella taverna milanese hai accompagnato al piano la cantante Billie Holiday, da allora è molto cambiato il tuo modo di suonare il piano?


EI: Cambiato si, ma non molto. Il desiderio di trovare un personale modo di esprimermi era già nel mio DNA basterebbe sentire uno dei dischi fatti nel 1957 (fu registrato dopo la partecipazione del Trio al Festival Jazz di Sanremo nel 1957) il trio era completato da Ernesto Villa c,basso e Pupo de Luca batteria.



GF: Molti jazzisti italiani e internazionali hanno collaborato con te: Il chitarrista Franco Cerri e il compianto armonicista e chitarrista Bruno De Filippi, il sassofonista Gianni Basso, fino ad arrivare al baritonista Gerry Mulligan. Tra tutti quelli che hai incontrato, quali ricordi con affetto e stima?4


EI: Come si fa ricordare una persona con cui hai collaborato senza affetto? Come si può pensare che abbia fatto un disco con un collega di cui non provavo nei suoi confronti stima? Per rispondere alla tua domanda. Ricordo volentieri sempre cose, fatti e persone che mi hanno fatto sentire bene. Le negatività cerco di rimuoverle.



GF: Nell’evoluzione del tuo linguaggio jazzistico, arriviamo a due composizioni importanti la suite Nuova Civiltà degli anni 70 e Dissonanze e consonanze. Quale è stata la tua ispirazione nel realizzare queste opere?


EI: La mia ispirazione è la vita in genere, i momenti, tutti i momenti in cui, sia le persone che la natura, mi stupisce e nello stesso tempo mi arricchisce. Le mie giornate, le persone che frequento sono la mia ispirazione. E alla base di tutto ciò c’è l’interesse per la musica anzi tutte le musiche che abbiamo il piacere di ascoltare e conoscere. Dissonanza e Consonanza da te citato parte dalle esperienze fatte da musicisti all’inizio del secolo scorso e soprattutto per la mia formazione un nome su tutti – Anton Webern.



GF: Nel 1986, se ricordo bene, con Franco Cerri e Maurizio Franco hai fondato l’Associazione Musica Oggi a Milano e hai iniziato i corsi civici di jazz dove sei anche il presidente. Dico bene? Mi fai qualche nome di allievi che usciti dalla tua5 scuola si sono affermati nel mondo del jazz o della musica in genere?


EI: In realtà Musica Oggi è stata fondata nel 1986 da noi due con Franco Fayenz e Luca Cerchiari che poi vennero sostituiti dall’amico Maurizio Franco che fammelo dire vale per due.



GF: Da molti anni organizzi il festival jazz per il comune di Iseo (ridente località lacustre) mi parli di questa tua esperienza?


EI: Iseo nasce in modo abbastanza insolito. Senza una programmazione – l’inizio di tutto è stato il risultato esaltante che ebbi quando presentai una mia composizione, La Messa d’Oggi. Fu tale l’interesse che si dette una organizzazione attraverso la nostra Associazione Musica Oggi di cui Maurizio Franco fu il portatore di idee assieme al sottoscritto e ne assunse la direzione artistica.



GF: Per concludere, oltre al Break in jazz per il comune di Milano, quali altri progetti hai nel cassetto?


EI: Break in Jazz è ormai un appuntamento storico esclusivamente animato dagli studenti dei nostri Civici Corsi di Jazz che come sai sono stati parificati ai Conservatori di Musica. Infatti i ragazzi ogni anno affrontano l’esame6 previsto dal programma didattico AFAM (triennio) Esibizione pubblica. Uno dei progetti che in questo periodo sta prendendo forma è una proposta musicale abbastanza insolita: Gregoriani/Spirituals di cui ho realizzato recentemente un disco. Sarà stampato da Alfa Music la mia storica Casa Discografica. Il CD uscirà nel 2018 e lo presenteremo in occasione del concerto che faremo per l’Atelier Musicale in febbraio. Gregoriani/Spirituals (il titolo del CD) sono una raccolta di canti sia Gregoriani che Spirituas tradizionali cantati in inglese da Joyce Eliane Yuille di cui ho curato le elaborazioni – oltre al mio pianoforte ci sono i giovani Stefano Tamborrino e Matteo Bortone reciprocamente alla batteria e al contrabbasso e soprattutto l’arpa di Marcella Carboni.


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