Happy 120, Duke!

Foto: Fabio Ciminiera










Happy 120, Duke!

Pescara. Teatro Massimo – 1.3.2019

Larry Willis: pianoforte

Tony Pancella: pianoforte

Ellington, Strayhorn e molto altro. Quello tra Larry Willis e Tony Pancella è un incontro di lunga data, un incontro che trova il suo terreno espressivo nelle tante pieghe della storia del pianoforte jazz, nella forza e nella completezza dello strumento, nel rispetto aderente (quanto convinto e coerente) delle tradizioni e nella centralità delle melodie.


Tutto questo si consolida in modo naturale e fluido nel dialogo centrato sul songbook di Ellington e Strayhorn. Il tema del concerto tenuto a Pescara è stato, infatti, proprio il materiale legato alla parabola musicale di Duke Ellington e Billy Strayhorn, in occasione del centoventesimo anniversario della nascita del pianista e bandleader. Un dialogo sempre bilanciato: i pianoforti incrociano linee e suggestioni, si alternano alla conduzione e si mantengono sempre in equilibrio tra “pieno” e “vuoto”. Dal lirismo ispirato di Come Sunday allo swing scanzonato di Take the A train, passando per una versione nervosa e tirata di Caravan, i due pianisti trovano la quadratura tra cantabilità e virtuosismo, affrontano e risolvono con elegante piglio le difficoltà di un formato esigente come il duo di pianoforti. A prevalere è il senso di condivisione che passa nella pratica dell’improvvisazione e che proviene dall’utilizzare un repertorio e un linguaggio comune. Ed è proprio il repertorio a definire il binario su cui procedere. Nonostante il trascorrere del tempo, il suo fascino rimane intatto e, anzi, si arricchisce di nuove prospettive grazie alle interpretazioni offerte dai musicisti che si sono avvicinati alla musica del Duca. Una musica colta e ricca di venature ritmiche, con i piedi ben piantati nella tradizione storica afro-americana, grazie ai suoi rimandi al blues, al gospel e agli spiritual, e attenta alle atmosfere del suo tempo, aperta alla ricerca e attenta in modo intimo e implicito – alle necessità di scrittura e arrangiamento.


Sono questi gli spunti su cui nasce e si sviluppa il dialogo tra Willis e Pancella, un dialogo che si confronta con il “monumento” Ellington con un rispetto maturo e distilla da quelle pagine il senso essenziale. Il senso rimane chiaro e ben presente anche quando i due musicisti si discostano dalle pagine di Ellington e Strayhorn per eseguire passaggi originali o per dare corpo alle improvvisazioni. E il concerto si trasforma così in una riflessione musicale che prende le mosse dai brani e dalla lezione di un Maestro del jazz: con un passo al tempo stesso sicuro e delicato, leggero e mai ridondante, Willis e Pancella raccolgono da un lato la “sfida razionale” dell’impresa – rivolta, quindi, sviscerare e analizzare il materiale secondo uno studio profondo – e, dall’altra, si lasciano trasportare dal versante più romantico per farsi cullare dalla poesia senza tempo che il Duca è riuscito a infondere nei suoi temi e assaporarne tutte le sfumature.



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