Federica Michisanti Horn Trio @ You Must Believe in Spring 2019

Foto: Nicola Malaguti










Federica Michisanti Horn Trio @ You Must Believe in Spring 2019

Mantova, Sala delle Capriate – 15.4.19

Federica Michisanti: contrabbasso

Francesco Bigoni: sassofono tenore, clarinetto

Francesco Lento: tromba

Federica Michisanti si presenta nella splendida cornice della Sala delle Capriate,nell’Ex Monastero Benedettino di Mantova, all’interno della rassegna “You Must Believe in Spring”, organizzata dall’Associazione 4’33″. Già vincitrice del Top Jazz 2018, come nuovo talento, nel referendum annuale della prestigiosa rivista Musica Jazz, la contrabbassista romana si presenta con il suo nuovo progetto Silent Rides edito da Filibusta Records.


Si parte subito con Morning Sewing/Morning Sewing Reprise tracce nervose caratterizzate dall’improvvisazione e dalla struttura circolare. Gli strumenti si sfiorano, si incrociano, dialogano sfruttando il contrappunto; i nomi che ci sovvengono sono quelli di Ornette Coleman e Jimmy Giuffre, quest’ultimo per l’impostazione cameristica del trio.


La Michisanti mantiene la rotta con sua cavata sicura ma dal timbro discreto e sottile, decisamente non irruento e con grande capacità di swing. I brani si susseguono senza soluzione di continuità tra momenti caratterizzati da parossismi melodici, tracce votate all’improvvisazione e altre che denotano la scrittura (Courtyard). Il sassofono di Bigoni è vibrante e, nel fraseggio rapido ed abile, ci ricorda l’influsso di Coltrane. In When I Wanted to Count Stars, il sassofonista ferrarese si esibisce con il clarinetto in un traccia dal sapore malinconico. La tromba di Lento ancora una volta chiude il brano alternando veloci fraseggi, acuti, avvitamenti, growl dal sapore free a momenti di lirismo puro. L’interplay è palpabile ma sempre in movimento: ognuno dei componenti sprona l’altro e lo spinge verso nuovi territori.


La serata si conclude con Hush, tratto dal precedente album Trioness, traccia dalla coordinate armoniche più evidenti.


Un ora abbondante di grande musica e di coraggio, proponendo una formazione e una ricerca musicale di non immediata fruizione, vigorosa ed emozionante, che ci ricorda come il jazz abbia, come la filosofia, il compito di spiazzarci, di porre nuovi quesiti, di creare dei veri e propri paradossi per aiutarci a mettere in dubbio le nostre certezze.




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