Libri jazz per il 2020

Foto: la copertina di “Dexter Gordon. Sophisticated Giant”










Libri jazz per il 2020

Nell’augurare a tutti un buon 2020, offro, come è ormai consuetudine da parecchi anni su Jazz Convention, la mia lista dei libri migliori sul jazz (ben trentatré!), usciti in Italia nel corso degli ultimi mesi (savoi qualche rara precedente eccezione), premettendo che non si tratta di un elenco definitivo, perché, nella vastissima produzione editoriale tricolore (circa 70.000 novità ogni anno) e facile che persino al critico più attento, pignolo, meticoloso, possa sfuggire qualche titolo importante. Detto questo, occorre anzitutto rilevare una leggera flessione a livello quantitativo nel numero di uscite di saggi sull’argomento, con la parziale eccezione di biografie, autobiografie, monografie che sono un po’ il fiore all’occhiello di questa tipologia letteraria.


Un’altra constatazione importante riguarda, poi, il fatto che il jazz, in quanto tematica, non fa più tendenza dell’ambito editoriale, rivolto al grosso pubblico, manifestandosi, invece, sempre più nel mercato di nicchia. Infatti, un tempo, grosso modo fra gli anni Settanta e Novanta, anche i grandi marchi investono in uno o più titoli, magari come strenne natalizie, puntando anche sugli illustrati: oggi invece non esiste quasi più il volume fotografico (il coffee table book, per intendersi) sul jazz e purtroppo nemmeno su altri generi musicali, benché abbondino grandi fotografi anche nazionali che sarebbero in grado di offrire libri stupendi di immagini su jazz, blues, soul, rap, world, rock, eccetera. In compenso sta emergendo con la graphic novel un nuovo genere che sta mettendo salde radici persino nel variegato panorama della musica afroamericana.


Nel raccontare in breve la sostanza di questi “miei” 33 libri, inizierei con il genere letterario più intimo, nel senso della stretta vicinanza (per non dire perfetta coincidenza) con il musicista stesso: l’autobiografia. E nel 2019 l’unica è La scelta di non scegliere di Franco Ambrosetti, dove il celebre trombettista svizzero propone racconti, aneddoti e riflessioni (oltre un’abbondante mole iconografica) di un’esistenza quasi sdoppiata tra la possente industria paterna e la raffinata arte musicale. Semi-autobiografiche sono invece due opere “fondamentali”: la prima è l’ormai classico Mister Jelly Roll curato da Alan Lomax, dove il grande etnomusicologo statunitense riversa su carta le registrazioni fonografiche in cui il celeberrimo pianista neworlinese racconta sia la sua vita sia la nascita del jazz secondo la propria vulgata (ricca di episodi curiosi e affascinanti). La seconda Dexter Gordon. Sophisticated Giant di Maxine Gordon, vedova del geniale sax tenore, è quasi il prolungamento dell’autobiografia incompleta del jazzman medesimo da parte di una studiosa e divulgatrice con un notevole retroterra di storica e archivista.


Un altro genere di mezzo tra auto e bio è la raccolta di interviste (oggi sempre più rara) come nel caso La voce dell’anima di Giorgia Vianello, la quale pone tre specifiche domande a trenta cantanti jazz (soprattutto italiane) riguardo ai loro microcosmi vocalici, ottenendo una sorta di testo corale sull’idea di jazz singer. E c’è pure Sulle spalle dei giganti di Kareem Abdul-Jabbar, una lunga intervista di Raymond Obsteld al noto cestista afroamericano “intellettuale”, presentata un po’ come autobiografia, un po’ da saggio romanzato, con un sottotitolo più che eloquente: La mia Harlem: basket, jazz, letteratura.


Passando a monografie o biografie (il confine tra i due generi nel jazz resta labile) occorre segnalare anzitutto la ristampa con i dovuti aggiornamenti di Louis Armstrong di Stefano Zenni, la cui splendida analisi socio-musicologica va ben oltre le dicerie di un mito jazzistico troppe volte usurpato da inesattezze e falsità. Anche Art Blakey il tamburo e l’estasi di Vincenzo Martorella è un bel lavoro da un profondo conoscitore della materia jazzistica alle prese con un personaggio di spicco – tanto “inventore” dell’hard bop, quanto leader in grado di rendere popolare il jazz in un momento delicato – ma oggi, almeno in Italia, da rivalutare. Ancora sul versante analitico La filosofia di Pat Martino di Alberto Rezzi, in una collana che per la prima volta affronta i musicisti attuali sotto la lente del pensiero speculativo, insiste soprattutto sul valore del chitarrista (colpito da ictus, poi guarito) quale forza creativa del jazz medesimo. Il suono ruvido dell’innocenza di Davide Ielmini, è un volume che raccoglie – anche grazie alle foto di Luca D’Agostino – musica, gesti e immagini del quartetto free Enten Eller di Massimo Barbiero, interagendo con le parole dei diretti interessanti che vivacizzano l’argomento persino in ottica musicologica.


Per quanto riguarda la saggistica sono in realtà inesistenti i nuovi contributi in volume, se si eccettuano i tre sul fascismo (fatto più unico che raro, per ciò che riguarda il tema): il primo Jazz e fascismo di Luca Cerchiari (altra ristampa aggiornata) concerne in particolare l’aspetto sociologico, azzardando la tesi – con tanto di prove – del “fastidio” del regime verso questa musica, che paradossalmente si diffonde nel momento delle leggi xenofobe e della svolta autarchica. Il secondo Tutto è ritmo, tutto è swing di Camilla Poesio analizza le relazioni intercorrenti fra fascismo, jazz e società italiana con il piglio rigoroso della ricercatrice accademica ovvero da un punto di vista strettamente storico e storicistico. Il terzo Jazz all’italiana di Anna Harwell Celenza parte dalla New Orleans primonoventesca, approda all’Italia fascistissima dell’autarchico “ritmo sincopato” per tornare negli States di Frank Sinatra e dei molti italoamericani esordienti negli anni del Duce, con l’autrice a disquisire, in quanto americana, dei rapporti insani tra swing e camice nere.


Di saggistica resta ben poco altro se si pensa che Variazioni sul jazz di Theodor W. Adorno è una raccolta di interventi che il grande sociologo di scuola francofortese scrive nel corso della carriera professionale, giudicando aspramente moltissimi aspetti del sound medesimo. E se si pensa che Il graphic design delle copertine jazz di autori vari risulta un libro illustrato concernente la collezione privata di Stefano Wagner, a sua volta incentrata su Paul Bacon, la Riveside Records e le ristampe dei race records.


Abbondano invece le opere di fiction, ben sette a cominciare da due graphic novel: la prima, per l’infanzia, è Giù in cantina di Claudio Comini e Sara Riva, dove la fantasia di un bambino sa esplorare il fascino misterioso del jazz stesso (con disegni da libri delle favole); la seconda Io sono Michel Petrucciani di Vanni Masala e Marilena Pasini documenta, con immagini a tratti realiste, la vita del talentuoso pianista francese, le cui deformazioni fisiche, non gli impediscono di condurre una vita professionale lodevole, contrappesata però da un’esistenza border line.


I cinque romanzi sono in due casi appannaggio della stessa editrice: La città del jazz di Vania Russo è un thriller all’italiana che racconta un viaggio a ritroso nella Genova dei primi anni Quaranta alla ricerca dell’assassino di un pianista; Orchestra Tipica Madero di Alessandro Sbrogiò, definito in copertina tango noir, parte dalla ricomparsa dell’ensemble argentino sui manifesti di una città del Nord Italia, con la presenza della jazz singer Nina Cipriani (detta anche The Lady Is A Trans). Anche La morte ascolta il jazz della giovane Valeria Biuso narra di William Brooks, immaginario scrittore alla ricerca d’ispirazione nella New York dei Forties rigurgitante di locali bebop. Anatole di Tom Bilotta parte dai desideri di Geremia, piccolo orfano di colore, ossessionato dall’idea di riuscire a diventare un jazzman arcinoto: il sottotiolo A Thriller Jazz Story la dice lunga.


Esistono poi dieci saggi dove si parla di jazz ma in modo secondario, attraverso libri in cui si tratta di musiche vicine al jazz medesimo. I primi quattro riguardano il versante classico: Musica presente di Renzo Cresti è una sorta di enciclopedia unica nel proprio genere, poiché analizza migliaia di compositori italiani odierni, dedicando interi capitoli anche al jazz, che viene così nobilitato al pari della composizione dotta. La chitarra elettrica nella musica da concerto di Sergio Sorrentino, da dentro, essendo chitarrista e compositore, prende in esame il ruolo del nuovo strumento all’interno di una produzione colta che, spesso, in America (e in anni recenti) si contamina con la libera improvvisazione (di ascendenza free). Scoperte di Leonard Bernstein è un geniale diario tra la confessione privata e la storia della musica secondo l’immaginifico compositore/direttore nordamericano a più riprese attratto dal jazz rifatto “sinfonicamente” e “operisticamente” alla propria maniera. Accenni al jazz si trovano persino in Assolutamente musica di Murakami e Ozawa, dove il primo (romanziere giapponese à la page, ma anche fine jazzologo) e il secondo (grande direttore di orchestre classiche) dialogano a 360° spaziando tra Mahler, Brahms, Beethoven o tra il blues e l’opera.


Altri tre volumi riguardano personaggi famosi del pop-rock: The Beautiful Ones di Prince è la singolare autobiografia incompiuta di un musicista in grado di spaziare dal r’n’b al soul, dal funk alla fusion, rimanendo narcisticamente se stesso come qui dimostra fra parole e immagini dei suoi esordi. Beatles. The Zapple Diaries di Barry Miles svela le vicende della Zapple costola dell’etichetta beatlesiana Apple, votata a dischi di sperimentazione o di poesia, grazie al coinvolgimento di alcuni esponenti della beat generation (e dintorni) come Lawrence Ferlinghetti, Allen Ginsberg, Charles Olson, Richard Brautigan, Charles Bukowski. Club 27 di Chris Salewicz ha quale sottotitolo La maledizione del rock e la morte degli dei per spiegare la scomparsa di sette star ventisettenne in modi spesso tragici: tra loro un bluesman (Robert Johnson), un chitarrista (Jimi Hendrix) e due cantanti (Janis Joplin ed Amy Winehouse) in odore di r’n’b, soul, blues revival.


Gli ultimi tre testi, extra-jazz, di fatto concernono gli anni Sessanta e la capacità di quel decennio di favorire iendite combinazioni espressive: I giorni della musica e delle rose di Franco Bergoglio discute espressamente la rivoluzione sessantottesca attraverso gli atti “eversivi” di molti artisti rock, pop, soul, blues e anche jazz. Un’altra musica di Matteo Ceschi affronta il dibattito sull’America così come ci viene restituita dalle canzoni di protesta attraverso la disamina di tre brani esemplari di Woody Guthrie, Bob Dylan e gli MC5 tra gli anni Quaranta e Settanta. Il teatro musicale nel rock di Gianfranco Salvatore, tra avanguardie, frontmen e light show, fa capire come fra i precursori di spettacoli debordanti vi siano pure artisti vicini al jazz (Screaming Jay Hawkins, Frank Zappa, Bonzo Dog Doo-Dah Band).


Per concludere il resoconto, il rapporto tra jazz e altre arti si esaurisce editorialmente nel solo Spike Lee di Lapo Gresleri, esaminando l’orgoglio e il pregiudizio nella realtà sociale statunitense attraverso le pellicole del grande regista afromericano che al jazz dedica due fiction, un documentario, diversi clip, svariate colonne sonore e continui riferimenti socioculturali. Terminando, passerei all’autocitazione, non per autoincensarmi, ma semplicemente per informare del mio contributo alla causa con Jazz Blues Soul Talkin’, trenta conversazioni in lingua inglese con altrettanti protagonisti intervistati da giornalisti famosi fra il 1938 e il 2019; Il jazz e le arti, indaga il sound afroamericano nell’universo estetico contemporaneo, in riferimento alla figurazione e alla performatività; Musica e politica 1958-1978, parte ogni anno da presidenti, ministri, guerriglieri, ideologi per narrare un ventennio che rivoluziona il mondo intero a suon di rock, pop, soul e ancora una volta jazz.



Bibliografia citata in ordine alfabetico per autore:

AA. Vv., Il graphic design delle copertine jazz, Dado, Locarno (Svizzera) 2018

Abdul-Jabbar Kareem, Sulle spalle dei giganti, Addictions, Torino 2018

Ambrosetti Franco, La scelta di non scegliere, Vanni, Terni 2018

Bergoglio Franco, I giorni della musica e delle rose, Stampa Alternativa, Viterbo 2018

Bernstein Leonard, Scoperte, Il Saggiatore, Milano 2018

Bilotta Tom, Anatole, WH Books, Vignate 2016

Biuso Valeria, Anche la morte ascolta il jazz, Ianieri, Pescara 2017

Cerchiari Luca, Jazz e fascismo, Mimesis, Milano 2019

Ceschi Matteo, Un’altra musica, Mimesis, Milano 2018

Comini Claudio, Riva Sara, Giù in cantina, Curci Young, Milano 2019

Cresti Renzo, Musica presente, LIM, Lucca 2019

Gordon Maxine, Dexter Gordon. Sophisticated Giant, EDT, Torino 2019

Gresleri Lapo, Spike Lee, Bietti, Milano 2018

Harwell Celenza Anna, Jazz all’italiana, Carocci, Roma 2018

Ielmini Davide, Il suono ruvido dell’innocenza, Arti Grfiche Biellesi, Candelo 2019

Lomax Alan, Mister Jelly Roll, Quodlibet, Macerata 2019

Martorella Vincenzo, Art Blakey il tamburo e l’estasi, Arcana, Roma 2017

Masala Vanni, Pasini Marilena, Io sono Michel Petrucciani, Curci, Milano 2019

Michelone Guido, Il jazz e le arti, Arcana, Roma 2019

Michelone Guido, Jazz Blues Soul Talkin’, Unicatt, Milano 2019

Michelone Guido, Musica e politica 1958-1978, Melville, Siena 2019

Miles Barry, Beatles. The Zapple Diaries, Jaca Book, Milano 2019

Murakami Haurki, Ozawa Seiji, Assolutamente musica, Einaudi, Torino 2019

Poesio Camilla, Tutto è ritmo, tutto è swing, Le Monnier, Firenze 2018

Prince, The Beautiful Ones, Harper Collins, Milano 2019

Rezzi Alberto, La filosofia di Pat Martino, Mimesis, Milano 2019

Russo Vania, La città del jazz, Diastema, Treviso 2018

Salewicz Chris, Club 27, Shake, Milano 2018

Salvatore Gianfranco, Il teatro musicale nel rock, Stampa Alternativa, Viterbo 2019

Sbrogiò Alessandro, Orchestra Tipica Madero, Diastema, Treviso 2019

Sorrentino Sergio, La chitarra elettrica nella musica da concerto, Arcana, Roma 2019

Vianello Giorgia, La voce dell’anima, Arcana, Roma 2019

Zenni Stefano, Louis Armstrong, Stampa Alternativa, Viterbo 2019