Federico Calcagno & Dolphians – From another planet

Federico Calcagno & Dolphians - From another planet

Emme Record Label – 2019




Federico Calcagno: clarinetto basso, clarinetto soprano

Gianluca Zanello: sax alto

Luca Ceribelli: sax soprano/tenore

Andrea Mellace: vibrafono

Stefano Zambon: contrabbasso

Stefano Grasso: batteria

ospiti:

Michele Mazzini: clarinetto

Michele Genovese: clarinetto

Edoardo Casu: flauto






Eric Dolphy è uno dei protagonisti principali del jazz degli anni sessanta. Collaboratore di Charles Mingus, John Coltrane, Ornette Coleman, per citare i nomi più grossi, ha lasciato la sua impronta nella storia della musica afroamericana registrando parecchi dischi anche come leader, malgrado sia scomparso all’età di soli trentasei anni. L’album più famoso a suo nome è indubbiamente “Out to lunch”, uscito postumo nel 1964. Ispirandosi alla figura del polistrumentista di Los Angeles, Federico Calcagno ha assemblato un gruppo e lo ha voluto denominare “The Dolphians” per sottolineare l’adesione all’estetica e alle scelte stilistiche del grande musicista americano. I partners del clarinettista milanese per questa sua prima incisione sono giovani come lui e costituiscono un sestetto pronto a ridursi di numero, a seconda delle scelte del bandleader, o ad ampliarsi con l’intervento di alcuni ospiti. L’album comprende 4 brani di Eric Dolphy, da “Out to lunch”, oltre alla rielaborazione in forma di suite di un tema dedicato alla figura di Jim Crow, una sorta di simbolo della discriminazione razziale in auge negli Stati Uniti fino alla metà degli anni sessanta, contenuto in “Other aspects”, opera rimasta inedita fino agli anni ottanta.


Calcagno si mantiene fedele al suono tipico del disco della Blue Note, con il vibrafono di Andrea Mellace che contrassegna in modo determinante il timbro complessivo della formazione, ricordando l’incedere elegante e dinoccolato di Bobby Hutcherson, colonna portante di “Out to lunch”. Basso e batteria lavorano su metriche diversificate, rispetto all’originale, inserendo colori latini, scansioni funky o sequenze in assolo prolungato, libere dallo stretto compito di accompagnamento. Il clarinettista, da parte sua, è autore di interventi sfolgoranti sullo strumento grave, soprattutto, dispiegando una tecnica sopraffina, un senso ritmico e dello swing marcati e la capacità di trovare soluzioni ingegnose all’interno di un discorso in linea con il modello di riferimento e orientato verso una via personale di evoluzione “in progress”. Gli altri “Dolphians” sanno indubbiamente il fatto loro e lasciano terra bruciata dove passano. In particolare si distingue il sassofonista Gianluca Zanello in grado, con il sax alto, di dialogare alla pari con il leader, in botta e risposta di rara efficacia e di prendere assoli caratterizzati da un idioma mutuato dalla tradizione in senso lato, pure dalla “new thing”, poiché anche il free jazz degli anni sessanta ormai può considerarsi patrimonio della tradizione.


“From the other planet” segna un debutto con i fiocchi per Federico Calcagno e i suoi compagni di avventura. La passione, lo studio serio e rigoroso dei grandi del jazz può condurre a concepire progetti in continuità con i maestri, ma un tantino in controtendenza per dire qualcosa di personale, di nuovo nel panorama attuale. In più un omaggio a Dolphy non è proprio all’ordine del giorno. Molti preferiscono puntare sui soliti noti, infatti, a cui sono riservate letture o riletture a iosa, arrivando ad una sorta di inflazione di alcuni repertori. Tanto per fare un nome fra quelli più battuti, il grande monaco, Thelonious Monk…




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